Bimba violentata al Trasimeno, dal Dna le prove dell'orrore

Bimba violentata al Trasimeno, dal Dna le prove dell'orrore
di Michele Milletti
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Venerdì 3 Novembre 2023, 07:05
PERUGIA - La verità nel dna. In una bottiglia d’acqua che avrebbe confermato l’orrore delle molestie a una bimba di appena sei anni. Elementi raccolti dai carabinieri nel corso dell’indagine scattata subito dopo la denuncia dei genitori e che inevitabilmente sarebbero riemersi ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Piercarlo Frabotta.
Gabriele Priori, il 33enne di Jesi finito agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale lo scorso agosto nei confronti di una bimba conosciuta nel campeggio a Magione in cui lavorava come animatore e detenzione di materiale pedopornografico, avrebbe risposto al gip di non ricordarsi completamente quanto avvenuto quel giorno. Il ricordo, sempre stando a quanto si apprende, si fermerebbe al fatto di aver organizzato giochi per bambini, con la piccola che a detta sua lo avrebbe seguito nel bungalow in cui era andato a riposarsi, ma poi le immagini si farebbero confuse e non riuscirebbe più a ricordare bene quanto accaduto, non nega che qualcosa di orribile possa poi essere successo nell’alloggio che gli era stato assegnato dai titolari del campeggio dopo l’assunzione avvenuta a metà luglio.
«Chiediamo che venga detenuto, ma che venga detenuto a Milano nel miglior centro specializzato per questo tipo di patologie per essere curato nel modo migliore» ha detto il suo legale Stefano Migliorelli, con il 33enne che a sua volta ha ribadito davanti al gip la volontà di curarsi e di essere disposto anche a farlo in un carcere attrezzato in tal senso. Per il legale il suo assistito «ha risposto in maniera confusa ma gli elementi a suo carico appaiono inoppugnabili». 
«Per quello che abbiamo scoperto ha mandato il suo curriculum in varie sedi dicendo che era pronto a lavorare, svolgendo tra l’altro varie mansioni. Va curato. Ma va curato subito se recuperabile, altrimenti se non è curabile è opinione della famiglia che non vada rilasciato perché certe cose non si ripetano» conclude l’avvocato Migliorelli. Emerge inoltre come l’assunzione sia avvenuta con un colloquio online. Ma a vederlo così, in tribunale, appare difficile pensare che chi lo ha assunto non possa aver avuto almeno qualche dubbio.
A breve dunque il gip deciderà sulla misura, con Priori che ai primi d’ottobre è stato condannato a sei anni per violenza sessuale nei confronti di una bambina in una scuola elementare di Ancona in cui aveva trovato temporaneamente lavoro come maestro. Prima della condanna e subito dopo la denuncia della piccola, nel 2019, gli era stato vietato dal giudice del tribunale di Ancona di avvicinarsi a plessi scolastici, sia pubblici che privati. «Una misura - aggiunge ancora il suo legale - che per quattro anni ha funzionato. Poi nei mesi scorsi la situazione ha avuto un peggioramento ed è successo quello che è successo nel campeggio. Una cosa gravissima, la famiglia ne è consapevole e lo vuole sottolineare con forza. Il papà è un ex carabiniere, e questo figlio lo ha seguito costantemente. Qualunque forma di violenza venga fatta ai bambini è da condannare. Ma la famiglia chiede che venga curato».
La procura infine sta valutando la possibilità di chiedere l’aggravamento della misura cautelare dopo che il 33enne, posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, si è allontanato da casa. Migliorelli ha spiegato che il giovane non aveva ancora il braccialetto elettronico come disposto dal gip di Perugia «a causa dei tempi tecnici per l’applicazione». «La casa dove vive - ha aggiunto - è in campagna e comunque in una zona non abitata».
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