Autofocus, la storia raccontata
attraverso i distributori

Ruggero Campi
di Ruggero Campi
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Sabato 3 Dicembre 2016, 03:18
 

"Facevo il pieno, anzi mettevo il Tigre nel motore, da Italo all’Elce, nella sua stazione di servizio Esso. Qualche anno prima, andavo lì a gonfiare le gomme della bicicletta, in pratica con i pantaloni corti. Uscivo direttamente da casa con il mio mezzo a due ruote, una SuperCoppi, e scorrazzavo tutto il pomeriggio con la banda del quartiere: il giro cronometrato dell’Elce (e relative sfide con Filiberto Dominici, Sergio Piazzoli, Pompeo D’Ambrosio, Adelchi Croce e Davide Brunelli) era una delle mie specialità preferite, insieme alle partite di calcio “a porta romana”, cioè con una porta sola senza battimuro, ma questa è un’altra storia. La Esso dell’Elce è ancora lì, anche se Italo purtroppo ci ha lasciato. Negli anni ’60 e ‘70 il “self” era di là da venire ed era impensabile fare benzina da sé: con il benzinaio si stabiliva un rapporto, si scambiavano due chiacchere e soprattutto lui era pronto a risolvere i tuoi problemi, quasi un pronto soccorso per l’automobilista. Prima andavi da lui, esponevi il caso, e poi, se non se ne veniva a capo, bisognava per forza correre in officina. Ogni distributore localizzato nella nostra città ha la sua storia e il suo indimenticabile titolare. Sempre all’Elce proseguendo dall’attuale rotonda verso destra, in prossimità dell’incrocio con la Via Lorenzini c’era il distributore API con un gestore non proprio simpatico come Italo, ma gentile. Lavorava da solo, del resto l’impianto era piccolo, e fumava come un turco. Guidava una Lambretta e la cavalcava in maniera asimmetrica, come tutti i veri lambrettisti. Davanti, nella via di sotto, c’era l’officina del mitico “bicchierino”, così soprannominato per l’innata attrazione verso l’uva, spremuta e fermentata, naturalmente! Erano i tempi del pieno “metà super e metà normale” e della miscela per i motorini che all’epoca erano per lo più a due tempi: veniva “confezionata” dal benzinaio e il fumo del ciclomotore faceva parte del suo fascino, come il rumore acuto, figlio delle marmitte ad espansione. Il quartiere dell’Elce è stato sempre molto abitato ma non certo tale da giustificare tante stazioni di servizio: eppure nel giro di un chilometro e mezzo ce n’erano altre due, quella della Chevron e quella dell’Agip. Ne è rimasta una sola, la Esso, d’altronde le difficoltà dei piccoli esercenti sono evidenti e il loro conto economico non ha retto il confronto tra costi e ricavi. Al centro di Perugia io ne ricordo due, una in Piazza Italia della BP, a fianco della Banca d’Italia, e un’altra in Piazza Piccinino, l’Agip di Ghirga, con tanto di lavaggio e parcheggio ACI! I soci, ovvio, avevano lo sconto. Sono sicuro che tutti lettori di Autofocus della mia generazione hanno in mente la “loro” stazione di servizio e le persone che ci lavoravano: il prezzo era fisso, e a farci scegliere l’uno o l’altra era sì la vicinanza, ma anche la simpatia. E poi, che dire delle stazioni di servizio in mezzo alla strada, che in pratica fungevano da rotatoria ante litteram: ne ricordo una della Esso collocata a Ponte San Giovanni all’imbocco della strada per gli Ornari, molto fotografata nella storia automobilistica locale in occasione del passaggio della corsa automobilistica dell’Ac Perugia denominata Giro dell’Umbria. Lì qualche volta la benzina ce l’ho messa: arrivavi quasi in mezzo al traffico e c’era posto solo per due automobili al massimo. E ancora il distributore in fondo a via Alessi, di lillipuziane dimensioni, ma strategicamente situato accanto al mitico elettrauto Marrani, una garanzia! Quella però che ha avuto vita più lunga è stata senza dubbio la stazione di servizio in via Brunamonti, anch’essa praticamente in mezzo alla strada, anzi tra due, con un gestore che doveva mettere in campo tutta la sua cortesia per attirare e mantenere i clienti; e ci riusciva, perché effettivamente curava la clientela con una attenzione maniacale: controllo olio, acqua, pressione pneumatici, pulizia vetro…qualche volta lavava anche l’auto, rigorosamente a mano. Un ricordo particolare infine per un distributore di Foligno. In un mercoledì pomeriggio di una calda estate del 1976, avendo chiuso (ahimè) le chiavi dentro la mia Peugeot 104 ZS, mi rivolsi a lui, il benzinaio multitasking, per vedere di fare qualcosa. Dopo aver messo le mani avanti assicurando che non sapeva se poteva “servire”, tirò fuori un “utensile” artigianale che finiva con una sorta di linguetta lunga, sottile ma molto robusta e in un attimo riaprì la mia 104. Ne rimase (falsamente) meravigliato, ed io più di lui, con la conseguenza che in quei pressi non parcheggiai più. I distributori “d’epoca” però avevano anche un’altra peculiarità: capitava che in estate vi andassero a lavorare, come aiutanti, ragazzi e studenti. Nel centro di Colombella Lorenzo, il figlio dodicenne del medico condotto, puliva i parabrezza al distributore dei fratelli Rossetti, e il mio amico Fabrizio, oggi avvocato del Foro di Perugia e all’epoca studente del Liceo Classico Mariotti, sezione A, veniva mandato dal padre, Ufficiale della Guardia di Finanza, a dare una mano al distributore Shell all’inizio della cosiddetta “dritta dei tabacchi”. Impensabile oggi (e molto rischioso per i titolari) offrire questa opportunità di lavoro “fai da te” a giovanissimi, ma molto utile per abituarsi subito al valore del denaro e alla fatica. E chi non ricorda le file a quei distributori sparsi per la città ogni volta che si ventilava un aumento del prezzo della benzina. “Di questo passo arriverà a mille lire al litro” dicevano i più pessimisti, non prevedendo che avrebbe sfiorato le 4mila lire! Il prezzo era fissato per legge e quella sensazione di risparmiare qualche lira in barba all’aumento del giorno dopo era una vera soddisfazione. Oggi la quasi totalità delle stazioni è “self”, non si chiacchera più con il titolare, scendendo dalla macchina mentre ti fa il pieno: come ormai quasi per tutti i prodotti che compriamo, la scelta del distributore è dettata dal prezzo, dalla nostra fretta perenne, e non più ahimè dalla simpatia del titolare. Comunque una raccomandazione: quando scendete dall’auto in un distributore ‘incustodito’, togliete le chiavi, la borsa e il cellulare!
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