Lo stradino, infatti, si inseriva benevolmente nel contesto sociale delimitato dalla sua strada e, al pari del dottore, del farmacista e del parroco, era uno “che contava”: lui c'era e potevi star sicuro che la strada vicina al tuo domicilio era sempre a posto. Ma vi è di più. La sua presenza a tutte le ore era anche un presidio per la sicurezza, perché se ti succedeva qualcosa – oltre a chiamare l'ACI - potevi bussare alla sua porta: «sarà altresì dovere dei cantonieri di prestare gratuito soccorso ai viaggiatori ed alle vetture nel caso di intemperie o di disgrazie. Sarà riguardato come gravissima mancanza per parte dei cantonieri il chiedere ricompensa per il prestato aiuto», recitava severamente l'art. 22 del Regio Decreto del 1874 con il quale, per grazia di Dio e volontà della Nazione, la categoria era stata istituita. Sulla strada (o “cantone”, donde il nome) a lui affidata, lo stradino era presente ( festivi esclusi, salvo emergenze) in ogni giorno dell'anno e copriva tutto l'arco della giornata, dall'alba al tramonto. Una specie di asta infissa nel terreno segnalava la sua presenza a non più di 100 metri, quando si allontanava dalla strada per il maltempo o per il riposo: prescrizioni d'altri tempi che oggi ci appaiono incredibili, non più in linea con le moderne conquiste sociali, specchio di necessità di un mondo molto meno abitato, ma indicative del principio che sulla strada può esservi sempre bisogno di aiuto, e che gli imprevisti si possono sempre verificare.
Lo stradino doveva occuparsi «di tutti i lavori necessari per mantenere costantemente la strada e le sue attinenze in ottimo stato» (diciamolo pure, il sogno di ogni automobilista moderno) e, benché non prendesse parte ai «lavori per la provvista dei materiali di rifornimento e loro distribuzione in cumuli regolari lungo i fianchi della strada, di esclusiva spettanza dell'appaltatore», in questi casi doveva limitarsi alla sorveglianza. Dell'appaltatore, appunto. O comunque che i materiali ci fossero e fossero depositati a regola d'arte sul bordo della carreggiata. Chi ha orecchie per intendere intenda... Oggi le strade sono ben diverse e molto trafficate, il cantoniere di un tempo ovviamente non esiste più, ma a pensarci bene chi lo ha sostituito non appare adeguato e lo stato del manto stradale, della segnaletica e dei cigli della carreggiata ne è triste testimonianza.
A questo punto non è banale ripensare al passato e adeguarlo al presente. Una manodopera molto qualificata non ci manca, ma se i lavori vengono appaltati al ribasso, senza controlli effettivi sulla capacità dell'azienda e sull'assenza di suoi pregressi contenziosi, i risultati saranno buche, voragini, crolli e perdite di denaro per collettività molto superiori al presunto “risparmio”. L'appaltatore va scelto con oculatezza e vanno fatte verifiche effettive, per esempio prima di posare l'asfalto, per provare la pressione del sottofondo; almeno a campione, ma certo a sorpresa, tutto va testato: spessori, qualità dei materiali, isolanti. I controlli da parte del servizio pubblico, indipendente di nome e di fatto dal privato appaltatore, sono indispensabili, questo è il principio.
E il prezzo più basso non è il miglior prezzo se quella azienda ha già avuto mille contenziosi, ha una compagine sociale opaca, e non dà garanzie certe di rispettare i criteri stabiliti nei bandi. Proviamo a proporre a chi non ha una casa e non lavora di occuparsi di un “pezzo di strada”, dotandolo di mezzi adeguati e, ovviamente, rispettando le regole di ogni lavoratore. Pensate di ottenere risposte negative? Io penso proprio di no, il modello “stradino” ancora oggi è valido. E pensate al vantaggio per i Comuni e gli Enti proprietari delle strade: potranno dire che se ci sono le buche la colpa non è la loro: ecco, non sia mai che questo sia l'unico motivo per reintrodurre lo stradino.
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