Autofocus/Colpo di genio
per rilanciare l'autodromo

Ruggero Campi
di Ruggero Campi
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 10:47

Si fa presto a parlare di autodromi. In genere, quando lo si fa, il pensiero va spontaneo alla Formula 1, quel bellissimo circo a cui l’Italia ha sempre partecipato e contribuito anche con due Gran Premi, checché se ne dica chè quello di Imola era titolato San Marino. Non solo in Europa, ma nel mondo, la F1 è il principale punto di riferimento dello sport motoristico su pista a ruote scoperte. Tutti, giovani, meno giovani, appassionati o semplici curiosi vedono nella F1 il “massimo” assoluto, considerandola come l’unico evento rappresentativo di questo sport. I giovani, perché magari sognano di arrivare lì, in quel paradiso, altri per la banale ma significativa ammirazione degli “attori” (piloti, manager, … faccendieri) e dell’ambiente sempre declinato al femminile, tutti per la bellezza e l’emozione della corsa. In realtà, tuttavia, gli autodromi sono anche e per fortuna ben altra cosa. Ci sono i grandi piccoli autodromi, che sebbene grandi di dimensione, sono rimasti o diventati piccoli (anche per l’inerzia e l’incapacità dei manager) e ci sono i piccoli grandi autodromi, cioè piccoli di dimensione ma molto attivi (per il dinamismo e le capacità di quegli stessi soggetti). L’autodromo dell’Umbria, meglio conosciuto tra gli sportivi come di Magione, non rientra né tra gli uni né tra gli altri. Il motivo? E’ piccolo, ma non ha mai fatto la sua fortuna grazie a manager, in quanto non li ha mai avuti. Non è una peculiarità di Magione, ma di tutto un periodo ove al mondo ci si stava, più facilmente, in tutte le categorie, e lo sport motoristico (per sua natura non a buon mercato) raccoglieva l’ottimismo che regnava sovrano nella vita di tutti e di tutti i giorni. Nella particolare situazione economica attuale, l’unità di misura per valutare la grandezza o meno di un autodromo è cambiata. Non bastano più la lunghezza e la larghezza del tracciato, ma contano i programmi e la capacità di adattarsi alle mutate esigenze dello sport, coniugandole con quelle del territorio dove l’autodromo è situato. In realtà, ma da sempre avrebbe dovuto essere così, anche gli autodromi si sono resi conto di non essere un parco giochi, ma una impresa bella e buona che produce prodotti particolarissimi proprio perché possono essere venduti a tutti. Come dire che il loro mercato riferimento è vasto e multidisciplinare. Per la verità alcuni autodromi con l’”A” maiuscola lo hanno sempre saputo e ora, sia pure nelle difficoltà del momento, sono pronti alla sfida con prodotti innovativi e strutture adeguate, altri non lo hanno mai capito e credono che la migliore strategia sia l’attesa di giorni migliori, altri ancora iniziano a rimboccarsi le maniche, ritenendo che non è mai troppo tardi. Le scelte, necessariamente in queste occasioni, devono essere immediate e coraggiose, senza criticare il passato (troppo facile), anzi traendo dallo stesso la forza del cambiamento. Sembra che all’Autodromo dell’Umbria stia accadendo proprio questo. Archiviato un periodo di grande crescita sia di valore economico-patrimoniale che sportivo, passando attraverso uno di grande inerzia rispetto a scelte innovative e – purtroppo – di isolamento rispetto al territorio, l’Autodromo sta pianificando il suo futuro. La medicina? Innovazione e apertura. Questo è stato l’input dato dalla proprietà agli amministratori e sembra che in tal senso stiano operando. Se, tuttavia, l’ambizione è quella di arrivare a realizzare un autodromo che non sia di pochi (peggio ancora se dei soliti noti) ma di tutti, occorre aprire all’innovazione attingendo anche alle idee altrui. Non a caso recentemente il socio di maggioranza AC Perugia ha promosso una serie di incontri con i Sindaci dei Comuni situati attorno al Lago Trasimeno con l’obiettivo di fare sistema e mettere così in campo una forza comune in grado di creare attrazione reciproca. Il tutto, ovviamente, a costo zero. Il tavolo di regia, presieduto dal Consigliere Giovanna Chiuini, sta dando già grandi soddisfazioni con programmi semplici e con coinvolgimento di tutti. Mi sia consentito: dovevate vedere la meraviglia dei partecipanti al tavolo di fronte all’entusiasmo della struttura, letteralmente trasformata anche sul modo di relazionarsi. Ma l’Autodromo, dicevamo, è una impresa che, come tale, deve contare su un adeguato capitale per sostenere il suo sviluppo. Senza l’illusione di aver scoperto l’acqua calda e tanto meno quella fredda (scoperta comunque sempre emozionante), sarà importante avere la credibilità della base sociale, allargandola con il coinvolgimento di chi crede nella eccellenza dell’impianto umbro collocato in una posizione baricentrica rispetto al mercato che esprimono regioni come la Toscana, le Marche e il Lazio. Se dunque è vero che tutti lo odiano per poi amarlo, staremo a vedere se, diventando oggettivi e non più emotivi, il nostro Autodromo ritornerà un “grande” sia pur piccolo impianto, integrandosi con quelli già grandi di nome e di fatto. Il progetto c’è e la Federazione ACI, particolarmente attenta allo sport, sembra che strizzi l’occhio, e che sia giunta l’occasione giusta per uscire dal guscio. Le gare sono già iniziate grazie alla professionalità del Gruppo Peroni e a breve continueranno con la salita in pista che l’amministratore delegato Papini sta portando finalmente al meritato successo. L’attività motociclistica, grazie al Moto Club di Spoleto, è tornata protagonista. Ma vedrete dell’altro e presto: un’occasione potrebbe essere la festa della donna. Perché no. Una mimosa in autodromo ha sempre il suo fascino e la sicurezza non ha genere!
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