Autofocus/Basta, molla
'sto telefonino

Ruggero Campi
di Ruggero Campi
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Venerdì 22 Luglio 2016, 10:01

#Molla sto telefono#Guarda la strada è il nome della campagna di sensibilizzazione lanciata in questi giorni dall’ACI con l’obiettivo di rendere i giovani consapevoli dei rischi che corrono ad usare lo smartphone alla guida. Il video, pubblicato su youtube, ha come protagonista un attore amato dai giovanissimi, Francesco Mandelli, come giovanissimi sono i protagonisti del filmato che – iniziato in maniera giocosa - si conclude ovviamente in maniera drammatica. “3 incidenti su 4 sono dovuti alla distrazione.  Una delle cause principali di distrazione è lo smartphone. “ – si legge sul sito dell’ACI  - “Chattare, scattare o vedere selfie e foto significa perdere da 1 a 4 secondi:  buio, perdita totale di controllo della strada.  4 secondi sono più di 60 metri e in 60 metri può succedere di tutto.”  Contemporaneamente l’Anas in collaborazione con la Polizia di Stato rilancia con la campagna di educazione stradale #GUIDAeBASTA, testimonial La Pina, conosciutissima voce di Radio DeeJay. Qui il video non è scioccante ma altrettanto efficace: i guidatori sono coinvolti in una serie di “test” voluti dalla Pina stessa prima di decidersi a salire a bordo dell’auto dei ragazzi e si dimostrerà come la loro capacità di attenzione è infinitamente ridotta dall’uso dello smartphone alla guida. Intanto i pannelli a messaggio variabile delle strade gestite dall’Anas riportano in maniera martellante la frase:” quando guidi non chattare. Quando guidi, guida e basta” “Se non rispondi non muore nessuno” è l’altro slogan della campagna, che lascia ben intendere le possibili mortali conseguenze di disattenzioni di pochi attimi. E’ stata anche lanciata un’app che permette di gestire il telefono in modalità “Do Not Disturb” durante la guida, avvisa una lista di preferiti che si è al volante , e silenzia le  le notifiche fino all’arrivo. Negli Stati Uniti sono stati girati video impressionanti che lasciano poco all’immaginazione sulle conseguenze dell’uso dello smartphone in macchina, mentre la Polizia di Losanna ne aveva diffuso un altro altrettanto “disturbante” che vedeva protagonista un pedone che attraversava la strada completamente concentrato sul suo telefono. E già perché i pedoni non sono certo immuni da rischi, come dimostra l’inquietante aumento di investimenti anche nelle stazioni ferroviarie. Le persone camminano a capo chino ignorando il mondo che le circonda e mettono in pericolo se stesse e gli altri, scendendo dal marciapiede senza neanche accorgersene o peggio attraversando la strada rese “sorde” dalla musica delle cuffie e concentrate sullo schermo. In Germania stanno sperimentando degli attraversamenti pedonali con luci incorporate nell’asfalto, visibili anche a chi non solleva mai il naso dal proprio display. In Corea del Sud ci provano disseminando le strade di segnali rivolti ai pedoni. Basterà? Certamente le campagne di educazione stradale non risolvono magicamente i problemi, ma sono importante passo avanti, anche se controlli severi e regolari sarebbero un miglior deterrente. Basta sbirciare nell’abitacolo delle automobili per scoprire la causa di andature “ondivaghe” tra le corsie, o di improvvise accelerazioni e decelerazioni. Il problema di fondo è che il nostro cervello non può fare più cose impegnative contemporaneamente e perciò anche le chiamate in viva voce non sono immuni da rischi, specie se la conversazione è complessa o per qualunque ragione stressante. Non a caso nei vecchi autobus e filobus si leggeva il severo (e profetico) ammonimento “non parlare al conducente”. Adesso, fedele smartphone alla mano, qualcuno non ha proprio più bisogno di parlare, è sufficiente chattare! Si tratta di un’abitudine che può costare carissima e non facciamo illusorio affidamento sulla nostra velocità di riflessi. Ricordiamoci anzi che ormai i protocolli di indagine si avviano sempre più spesso in caso di incidenti stradali gravi verso l’esame dei tabulati del telefono cellulare, da cui si può risalire con precisione assoluta a tutti i contatti avuti e agli orari delle chiamate, dei messaggi o della connessione. Essere stati in rete o avere inviato un messaggio in concomitanza con un incidente potrebbe essere di decisiva importanza al fine di attribuirne la responsabilità.
Meditate.


 
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