Narni, l'atelier si trasforma: le sarte si mettono a fare le mascherine con la "benedizione" del sindaco

Narni, l'atelier si trasforma: le sarte si mettono a fare le mascherine con la "benedizione" del sindaco
di Marcello Guerrieri
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Lunedì 13 Aprile 2020, 22:10

NARNI Ne sfornano ottocento al giorno, anche se sono state frenate da qualche problema burocratico di troppo, sul punto, però, di essere rimosso: ma da Antonella Tessuti, un atelier storico di Narni Scalo, a ben vedere, le mascherine da utilizzare per la protezione da coronavirus vanno via come il pane. Vendita all'ingrosso, al dettaglio, chiunque le voglia può telefonare, arrivare davanti al negozio, e loro non si fermano mai nemmeno le festività, per consentire un approvvigionamento continuo. Problemi burocratici? Beh sì: loro erano classificati come sartoria e le sartorie andavano chiuse. Dalla Prefettura il blocco alla produzione, che però s'è volatilizzato dopo un intervento anche del sindaco Francesco De Rebotti: «Servono, che lavorino. Mi sono mosso in prima persona per superare quelli che sembrano solo inciampi della burocrazia».
Il comprendere della nuova situazione imprenditoriale e sociale, alla vigilia dello scoppio della pandemia è stata la bravura di Antonella Giamminonni, la titolare.
«Mi sono immediatamente approvvigionata ed ho fatto una bella scorta che ancora adesso la sto lavorando senza problemi». Poi la chiusura come sartoria, l'undici marzo: «Non potevo fare diversamente: pensi che era venuta una famiglia da Milano per un appuntamento concordato, per vestiti adatti ad una cerimonia. Ho dovuto rimandare a tempi migliori e chiudere. Chissà che poteva accadere». Il giorno dopo però è arrivato un po' di prodotto per fare le mascherine: «Un imprenditore di Narni me ne ha chieste una ventina. Ma sul canale telefonico mi sono arrivate a decine le ordinazioni dei colleghi del mio amico». Così hanno rinforzato la produzione con tutti gli organici che sono di cinque addette, ormai specializzatissime sul da farsi.
«Ora da noi vengono negozianti, chi ha un ferramenta, farmacisti, imprenditori, un po' tutti. Anche fuori del territorio comunale, anche fuori dalla regione». La mascherina ha avuto il benestare di un laboratorio privato ed è autorizzata per uso chirurgico secondo i termini di legge. Poi spiega Antonella: «Nella maschera è possibile inserire uno strato di tessuto-non-tessuto per garantirsi una ulteriore protezione, che noi forniamo a parte. Sono lavabili, sterilizzabili e riutilizzabili, secondo la sua certificazione. Vada sé che non sono un presidio medico chirurgico ma una protezione verso gli altri». Ieri mattina il magazzino era pieno con le ragazze, non tutte giovanissime, che lavoravano proprio con le mascherine a distanza di sicurezza, come previsto dai decreti. Erano contente perchè ne avevano fatte ben tremila, per smaltire alcuni ordini importanti ed avevano tirato il fiato per dare via all'impaccamento ed alla spedizione

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