Dall'Italia al Midwest americano a caccia di tornado

Dall'Italia al Midwest americano a caccia di tornado
di Stefano Ardito
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Domenica 14 Aprile 2013, 17:16
Piatta, che pi piatta non si pu. Glaciale con i blizzard dell’inverno e torrida con il sole dell’estate. Coltivata, in buona parte a mais. La pianura del Midwest, che si estende dal Texas al confine canadese attraverso l’Oklahoma, il Kansas, il Nebraska e i due Dakota la parte degli Stati Uniti che i turisti italiani ed europei conoscono di meno.


Per gli americani, questa fetta degli States è la Tornado Alley, il “Viale dei Tornado”. Qui, soprattutto tra maggio e giugno, si scatenano delle gigantesche trombe d’aria capaci di distruggere case, fattorie e fabbriche. Nella più violenta, che ha colpito nel 1999 l’Oklahoma, il vento ha soffiato a 512 chilometri all’ora.

Al cinema, la violenza dei tornado è stata raccontata da Twister, un film diretto nel 1996 da Jan de Bont e che aveva tra gli sceneggiatori Michael Crichton. Qualche anno dopo anche Bruce Springsteen, in My Oklahoma Home, ha cantato di questi venti micidiali. Il governo di Washington, dagli anni Settanta, si preoccupa di prevedere e seguire i tornado.



LO SPETTACOLO

Per la gente del Midwest, da sempre, la primavera è la stagione della paura. Per un gruppo di viaggiatori italiani, da qualche anno, lo scatenarsi dei tornado è invece, e prima di tutto, un grande spettacolo di natura. Se altri vanno a osservare i leoni in Tanzania o gli squali al largo delle coste dell’Australia, il lombardo Andrea Griffa, il torinese Mauro Greco e i loro compagni di avventura partono per vedere, filmare e fotografare le trombe d’aria.



«Ho iniziato a seguire i tornado nel 2002 per curiosità, sono tornato in quella parte degli States ogni anno. Dal 2007 invito i viaggiatori italiani a unirsi a noi» spiega Andrea Griffa, giovane medico di Cantù, in Brianza. Quest’anno il programma dei Tornado Tour, promosso da Griffa e Greco insieme al sito 3bmeteo.com, prevede due partenze, a maggio, da Oklahoma City.

Non si tratta della proposta organizzata di un tour-operator, ma di un viaggio tra amici, che viene programmato giorno per giorno a seconda dell’ubicazione dei tornado. «Chi viene in America con noi dev’essere disposto a lunghe giornate sulla strada, e a una convivenza con gli altri che può essere faticosa. Si dorme nei motel. Al mattino i nostri computer ci indicano le zone più promettenti. E allora partiamo, cercando di avvicinarci il più possibile ai tornado».



Se i gruppi del Tornado Tour sono piccoli, il Midwest in primavera ospita molti altri appassionati di tempeste. «Lo stormchasin’, la ricerca di tornado e uragani, attira migliaia di americani in cerca di emozioni. C’è anche una rivista specializzata, che si chiama Storm Track, “Pista delle tempeste”. A volte, andando verso i tornado, capita di fare la fila sulle strade», prosegue Griffa. Non c’è da stupirsi, dato che si deve aspettare il proprio turno anche per fotografare un leone nel Serengeti, o le Tre Cime da un affollato sentiero dolomitico.



I RISCHI

Alla domanda sui pericoli del viaggio, Andrea Griffa risponde: «Il rischio maggiore sono tutte quelle ore sulla strada». Salvo poi raccontare di una sera nel 2004 nei pressi di Danville, in Kansas, quando sul furgone dei cacciatori di tornado italiani si sono abbattuti chicchi di grandine grossi come uova, rami d’albero e pezzi di edifici demoliti dal vento. La paura, però, non ha impedito agli inseguitori di trombe d’aria di tornare.



A muovere i cacciatori di tornado, ovviamente, sono la passione, la curiosità, la voglia di adrenalina. «Dopo un nostro viaggio, ogni vacanza sembrerà una noia mortale», annuncia il sito tornadotour.it. Per chi vive nella Pianura Padana, però, seguire le tempeste del Midwest americano significa capire quel che accade sulla porta di casa.



«In Italia, in estate, si possono avvistare dei piccoli tornado in Veneto, e nel quadrilatero compreso tra Novara, Lodi, Piacenza e Pavia. Trombe d’aria, sempre più spesso, si creano anche in Sicilia e nel Lazio», conclude Andrea Griffa. Andiamo a inseguire i tornado, insomma. In attesa che, con la trasformazione globale del clima, i tornado vengano a inseguire noi.
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