Sul pianetino Cerere c'era acqua, una scoperta made in Italy

Il cratere Occator di Cerere
di Enzo Vitale
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Mercoledì 29 Giugno 2016, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 23:57

Quei misteriosi puntini luminosi sulla superficie del pianetino Cerere forse hanno trovato una risposta.
«I minerali che abbiamo individuato nella zona centrale brillante del cratere Occator devono necessariamente essere stati formati dall’interazione con l’acqua. La presenza di carbonati rafforza l'idea che Cerere abbia avuto attività idrotermale interna, che ha spinto questi materiali fino in superficie».
Insomma sulla superficie di quel lontano pianetino una volta c'era acqua liquida.
Poche parole per una enorme scoperta.
E anche stavolta i ricercatori italiani si sono distinti.

IL TEAM ITALIANO
Maria Cristina De Sanctis dell'Inaf è raggiante, è stata proprio lei, coordinatrice di un team di ricercatori, ad annunciare la scoperta ottenuta grazie alle osservazioni dello spettrometro italiano VIR che si trova a bordo della sonda Dawn della Nasa, uno strumento dell’agenzia Spaziale Italiana.

Secondo lo studio, quella zona più brillante del pianeta nano, situata all’interno del cratere Occator, che per molto tempo è rimasta avvolta nel più cupo mistero, presenta la più elevata concentrazione di carbonati mai registrata in ambienti al di fuori di quello terrestre. «La tipologia e l’abbondanza di questi minerali -ha detto ancora la De Sanctis- suggerisce che ci sia stata presenza di acqua liquida al di sotto della superficie del pianetino in epoche geologiche recenti».

MA DOVE SI TROVA CERERE
Il pianetino ha un'orbita compresa tra Marte e Giove e si trova in quella fascia denominata Fascia principale degli asteroidi. Il suo moto di rivoluzione intorno al Sole dura oltre 4 anni e mezzo e si trova ad una distanza media dalla Terra di quasi 320 milioni di chilometri. Depositi di ghiaccio, sale o attività vulcaniche ? Il mistero dei puntini bianchi di Cerere, il pianeta nano, fino ad ora era rimasto non era stato ancora svelato, ma l'immagine ad alta risoluzione elaborata dalla Nasa circa un anno fa e scattata da circa 1.470 chilometri, aveva fornito particolari davvero interessanti. Ma anche con una definizione così accurata gli scienziati non hannio saputo dare una spiegazione sulla possibile natura di queste strutture.

LA MISSIONE DAWN
La sonda della Nasa era partita nel settembre del 2007 da Cape Canaveral, oltre all'esplorazione delal superficie di Cererere ha studiato a fondo l’asteroide Vesta, attorno al quale è rimasta per 14 mesi tra il 2011 e il 2012. Tornando alla scoperta del team della De Sanctis, che sarà pubblicato su Nature, va detto cheIl team ha rilevato che il materiale analizzato nel cratere è il carbonato di sodio, «un sale che sulla Terra -si legge nel documento dell'Inaf- è tipico degli ambienti idrotermali. Questo materiale sarebbe fuoriuscito dall’interno di Cerere, poiché non potrebbe essere stato depositato dall’impatto di un asteroide. Dunque la risalita di questo materiale dagli strati più profondi del corpo celeste suggerisce che le temperature all'interno di Cerere siano più elevate di quanto si ritenesse finora. Potrebbe verosimilmente essere stato un impatto con l’asteroide che ha formato il cratere Occator a favorire l’esposizione in superficie il carbonato osservato oggi, ma i ricercatori pensano che un ruolo in questa emersione lo abbiano avuto anche processi interni a Cerere stesso».

FU SCOPERTO DA UN ITALIANO NEL 1801
A scoprire Cerere fu l'astronomo italiano Giuseppe Piazzi, esattamente il primo gennaio del 1801. «Avevo annunciato questa stella come una cometa -scriveva Piazzi nel suo Diario più di 200 anni fa-, ma poiché non è accompagnata da alcuna nebulosità, e inoltre il suo movimento è così lento e piuttosto uniforme, mi è venuto in mente più volte che potesse essere qualcosa di meglio di una cometa».

enzo.vitale@ilmessaggero.it
 
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