Ranzo, ceo di Avio: «Il razzo Vega porta nello spazio Lisa Pathfinder e l'eccellenza italiana, anche Google ha preferito il lanciatore di Colleferro»

Giulio Ranzo, ceo di Avio (Foto di Luciano Sciurba)
di Paolo Ricci Bitti
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Domenica 29 Novembre 2015, 20:28 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:41
“Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare...”.
I poeti arrivano sempre prima degli scienziati e forse anche li guidano, soprattutto se si tratta di questioni celesti, distanze siderali, infiniti orizzonti. “La cura” di Franco Battiato è la colonna sonora della missione del satellite-sonda Lisa Pathfinder dell’Agenzia spaziale europea, che il razzo Vega dell’Avio di Colleferro porterà nello spazio il 2 dicembre per dare inizio alla conquista di una delle più strabilianti mete di sempre, capace di rivoluzionare l’astronomia. E’ lo studio delle increspature nell’ordito dello spazio-tempo rivelabili attraverso le onde gravitazionali citate nella Teoria generale della relatività di Albert Einstein.
”Sì, una missione davvero affascinante, con un alto tasso di contributi italiani - dice Giulio Ranzo, 44 anni, romano, ingegnere con laurea alla Sapienza e master a San Diego, da appena due mesi ceo di Avio - che evidenzierà una volta di più la versatilità del lanciatore Vega: per incollare nell’orbita iniziale Lisa-Pathfinder a 200 km di altezza, il razzo dovrà salire prima a 1200 km dalla Terra per poi scendere garantendo una precisione che fa rabbrividere, perché poi il satellite-onda dovrà partire verso il Sole per la prima tappa di un viaggio di milioni di km. E Vega, nell’ambito di queste distanze, dovrà essere meticoloso nell’ordine del metro. Come del resto è sempre accaduto nelle prime cinque missioni”.

Ecco fatto: dai custodi dello stabilimento di Colleferro agli ingegneri aerospaziali, passando per tecnici che non possono sbagliare di un kg quando costruiscono booster (gli stadi dei razzi) da 250 tonnellate, anche in Ranzo riecheggia subito l’orgoglio Avio: tono della voce e luccichio negli occhi che, soprattutto in questi tempi agri, tramortiscono sempre quando si entra nella fabbrica di Colleferro in cui si viaggia nel futuro non appena strisciato il badge al cancello.

All’estero ci farebbero le magliette ”Proud to be Avio": basta salire sui bus navetta che collegano gli edifici dello stabilimento e anche l’impiegata contabile che ti siede a fianco s’illumina quando racconta dell’attesa per il sesto lancio di Vega dalla base tra la giungla amazzonica di Kourou, nella Guyana, territorio francese d’oltremare, ma anche un po’ periferia di Colleferro, verrebbe da dire, visto che da 37 anni tecnici iperspecializzati della valle del Sacco la raggiungono per completare l’allestimento dei razzi Ariane e Vega.

”C’è una forte attesa - conferma Ranzo, in Avio dal 2011 - per questa sesta missione che di fatto è la prima effettivamente commerciale di Vega”.

Prima missione commerciale, ma fin dal primo lancio, nel 2012, il lanciatore progettato e costruito al 70% a Colleferro per conto del consorzio Elv (70% Avio, 30% Agenzia spaziale italiana) ha in effetti portato satelliti in orbita.

”Sì, c’è stata fin dall’inizio grande fiducia per questo lanciatore che del resto non ha mai tradito le aspettative. Così, fin dai primi voli diciamo sperimentali, si è deciso di abbinare alla messa a punto di Vega anche l’aspetto pratico finale. Ora inizia la fase prettamente commerciale: c’è già un portafoglio di dieci lanci che vedranno il nostro vettore portare in orbita satelliti anche di Vietnam, Kazakistan, Turchia, Estonia, Perù e anche lo SkyBox di Google”.

Google?

”Già, per il loro primo satellite hanno scelto Vega”.
Eppure gli americani di razzi ne sanno qualcosa.
”Però hanno preferito rivolgersi a noi”.

Scusi se insisto: chissà che orgoglio?

”Guardi, per il lancio del satellite peruviano sarà presente a Kourou anche il presidente Ollanta Humala. Le nazioni in grado di portare satelliti in orbita sono una manciata e l’Italia attualmente gareggia con Usa e Russia, poi ci sono Cina, Giappone e India. Grazie a Vega, poi, e alle sue prestazioni da primato nel campo dei lanciatori leggeri, l’Italia ha ricordato, a se stessa e agli paesi, di essere stata la terza nazione nella storia a inviare satelliti nello spazio dopo Russia e Stati Uniti. Orgoglio? Non sarà un caso che in Francia dal 1979 la tv continui imperterrita a trasmettere in diretta i lanci di Ariane che hanno superato quota 300. Avio procede quindi nel realizzare il 14% di Ariane 5, con tale percentuale destinata a salire nella versione successiva Ariane 6 grazie al nuovo Vega C, che costruiremo nei nuovi edifici in cui cantiere è stato appena inaugurato e che comporta un investimento di 35 milioni di euro e un programma di lavoro trentennale. Potremo passare a realizzare dagli attuali 3 ”motori” (stadi, ndr) l’anno a 18 e quindi a 36: solo per questo settore i tecnici passeranno da 35 a 80”.

Il neosindaco Pierluigi Sanna, 28 anni, del Pd, prima del taglio del nastro del cantiere, ha parlato dell’onore che per Colleferro continua a derivare dallo stabilimento di Avio (ex Fiat, ex Snia, ex Bpd) che dà lavoro a 700 persone altamente specializzate e che, in controtendenza nazionale, attira cervelli dall’estero.

”Il senso di appartenenza a questa azienda è molto forte e si cerca da sempre di incrementare le relazioni con il territorio, ma in realtà sono gli obbiettivi che ci si è posti fin dall’inizio che rendono affascinante il nostro mondo. Il successo del programma Vega - che Ranzo ha raccolto dall’ingegnere Pier Giuliano Lasagni ora vicepresidente di Avio - ha subito impressionato chi si occupa di lanciatori: da una parte la versatilità, ovvero la capacità di portare in orbite differenti più satelliti nell’ambito della stessa missione, dall’altra la modularità: ad esempio il primo stadio del prossimo Vega C (dal 2018) il P120, che è il motore a propellente solido monolitico più grande al mondo così come lo è l’attuale P80, sarà anche uno dei booster di Ariane 6 (dal 2021). Ciò comporta efficienza e risparmio che permette di essere molto competivi sul mercato dei lanciatori”.

Vega sfreccia così bene che Avio fa gola agli stessi alleati francesi e anche ai tedeschi, eppure Finmeccanica (che ha una quota del 14% di Avio rispetto all’81% del private equity britannico Cinven) e Governo prendono ancora tempo per stabilire nuovi assetti: non c’è il pericolo che una realtà di assoluta eccellenza italiana come quella di Colleferro cambi bandiera con tutti i rischi che ne derivano?

”(sospiro) Evindemente non sta a me - continua Ranzo - rispondere a questa domanda. Da parte nostra non possiamo fare altro che migliorare di continuo le nostre attività e metterle davanti a chi deve decidere. Poi, certo, speriamo che questa realtà resti in Italia e con gestione italiana. Segnali positivi, comunque, ci sono: intanto lavoriamo e aspettiamo con la stessa fiducia con cui siamo abituati a valutare le infinite variabili necessarie per mandare in orbita razzi lancia satelliti. Una prerogativa strategica che aiuta certamente a potenziare l’immagine dell’Italia e il suo peso nel contesto internazionale, oltre a produrre valori e a innescare indotti virtuosi in molti settori tecnologici e scientifici, vedi i rapporti sempre più intensi con scuole e università”.

twitter: @paoloriccibitti
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