«Addio al progetto Sox: ho letto tante falsità, non era pericoloso», parla Marco Pallavicini, direttore dell'esperimento al Gran Sasso

«Addio al progetto Sox: ho letto tante falsità, non era pericoloso», parla Marco Pallavicini, direttore dell'esperimento al Gran Sasso
di Enzo Vitale
4 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Febbraio 2018, 19:05
Fine della corsa. Progetto annullato. Rancori, delusione e amarezza. E con l'esperimento chiuso, stop anche alle polemiche che lo hanno accompagnato. Dall'Infn, dopo un periodo di riflessione, l'ultima parola arriva dal coordinatore del progetto Sox, il fisico Marco Pallavicini.

Professor Pallavicini ma cosa è accaduto, perché il piano si è fermato?
«A Dicembre i russi ci hanno informato di avere difficoltà inattese: alla fine del processo avrebbero dovuto ottenere abbastanza Cerio-144 da raggiungere l’attività prevista di 150 kiloCuriè e invece ne hanno ottenuto molto meno. Dopo un’analisi che hanno fatto ritengono che questo sia un limite intrinseco non superabile con l’attuale impianto e hanno quindi di fatto rinunciato alla commessa. Non abbiamo potuto far altro che prenderne atto e cancellare il contratto. SOX non si farà». 


(Un intervento del fisico Marco Pallavicini, coordinatore dell'esperimento Sox,
in occasione degli incontri di FIsica 2017 presso i laboratori di Frascati, fonte Infn)


Ma l'azienda russa, all'inizio, non aveva garantito che sarebbe stata in grado onorare l'impegno assunto?
«Sì, erano fiduciosi di riuscirci. Ma non sono produzioni standard ripetitive di tipo industriale. Si tratta comunque di un processo innovativo e quindi il fallimento è un rischio che sapevamo di dover tenere in considerazione. Noi che facciamo ricerca di frontiera sappiamo bene che è una possibilità intrinseca quando si cerca di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. Non gliene facciamo una colpa».

Cosa risponde a chi afferma che l'esperimento è stato sospeso perchè, in definitiva, vi siete accorti che era pericoloso?
«Che non è vero. Ma lo diranno lo stesso, la verità non sembra essere un criterio di giudizio molto di moda oggigiorno».

E' stata fatta disinformazione? Quel controverso servizio delle Iene quanto ha influito sulle vostre decisioni?
«Sì, è stata fatta un’enorme disinformazione. Sono state dette molte falsità e anche un certo numero di scemenze. Il vero punto non è tanto che ciò sia accaduto (nel mondo di oggi accade di continuo in tutti i settori della vita sociale e civile). Il vero problema è che almeno una parte delle autorità si è fatta guidare da questa disinformazione. La campagna di stampa non ha però influenzato in alcun modo la nostra decisione di cancellare SOX. Avremmo senz’altro dovuto comunicare meglio e gestire le difficoltà “mediatiche” ma l’esperimento non poneva nessun rischio reale e quindi eravamo determinati a farlo. Naturalmente non so se e come le autorità sarebbero state d’accordo o meno, ma un esperimento come SOX può esser fatto in assoluta sicurezza».

Professore ci spieghi, comprensibilmente, il perchè l'esperimento non avrebbe costituito alcun pericolo per l'ambiente e per l’uomo.
«L’ho già spiegato molte volte. Il materiale radioattivo sarebbe stato racchiuso in una capsula sigillata e inserito in contenitore tale da garantire la piena sicurezza sia delle persone coinvolte (noi) sia della popolazione e dell’ambiente. La radiazione residua è bassissima e priva di conseguenze per gli operatori e il rischio di dispersione ambientale nei fatti nullo. La cancellazione di SOX non ha nulla a che vedere con la sua sicurezza».

Morale della favola, a questo punto avete risparmiato anche un bel po' di denaro, avete un piano B? Nel senso se esiste allo stato attuale un'alternativa per proseguire nell'esperimento? 
«No, SOX si può fare solo così. L’Infn (l'Istituto nazionale di Fisica nuclare, ndr) investirà il denaro risparmiato in altre attività scientifiche. 

E' possibile provare l'esperimento in un altro sito? Qualcuno ci sta pensando?
«Borexino è un rivelatore unico al mondo. Non ci sono altri rivelatori oggi in funzione che possano fare una misura di questa qualità. Forse in futuro ci sarà un rivelatore simile in Cina ,ma non so se abbiano programmi di questo tipo».

Professor Pallavicini, in conclusione, allora per l'esperimento Sox possiamo dire che si è posta la pietra tombale?
«Purtroppo temo proprio di sì. Il produttore russo che avevamo individuato è l’unico a nostra conoscenza con gli impianti necessari a realizzare una sorgente di questo tipo. Non ci sono riusciti neppure loro, ma non conosciamo alternative. Dobbiamo rinunciare, ma lo facciamo a malincuore».

enzo.vitale@ilmessaggero.it
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