Il pensiero naufraga nel Web: i giovani non riflettono più nell'era «dell'attenzione parziale»

Il pensiero naufraga nel Web: i giovani non riflettono più nell'era «dell'attenzione parziale»
di Valentina Parasecolo
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Martedì 29 Gennaio 2013, 20:33 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 14:08
ROMA - Ascoltano musica o guardano la tv mentre chattano o scrivono un post. Sono, per dirla come il commediografo Richard Foreman, “pancake people”. Le persone frittella sono larghe e sottili, capaci di arrivare a qualsiasi informazione con un tasto o con un click, eppure svuotate di un patrimonio culturale interiore. Sul fenomeno, che si potrebbe considerare generazionale, da qualche anno si sta sviluppando una vasta letteratura scientifica che valuta gli effetti del sovraccarico informativo e tecnologico sul nostro modo di ragionare. I professori del network Athena di Pubblicità Progresso e dell’Università Cattolica di Milano l’hanno definita l’era della «costante attenzione parziale». Un’era in cui il cervello umano diventa “multitasking” come quello di un computer, ma fatica ad approfondire, riflettere, contestualizzare.



Secondo una ricerca dell’Università di Stanford, ogni minuto vengono effettuate circa 695.000 ricerche su Google, caricati 600 video su Youtube per un totale di 48 ore, caricate 6.600 foto su Flickr. E ancora: 695.000 aggiornamenti di stato, circa 80.000 messaggi in bacheca, 510.040 commenti su Facebook e 98.000 tweets su Twitter. «Questo “overload informativo” - spiega il prof. Alberto Contri che presiede la Fondazione Pubblicità Progresso e insegna Comunicazione sociale allo Iulm - comporta una sempre maggior difficoltà per i giovani a sviluppare un pensiero critico e articolato. Un fenomeno che io e i miei colleghi riscontriamo da qualche anno, a partire dal copia e incolla acritico delle tesi». Per questo hanno sviluppato un decalogo di rimedi per allenare il cervello all’attenzione e all’elaborazione. Tra questi, promuovere la pratica dei riassunti sin dalla scuola primaria, rilanciare il greco e il latino, vietare dell’uso dei telefonini in classe. «Attenzione, però, non intendiamo criminalizzare una generazione. E neanche la tecnologia - precisa Contri -. Piuttosto, stiamo rilevando che esiste una crescente illusione paranoide nel perseguire il multitasking umano con un uso a volte compulsivo dei nuovi mezzi».



Del resto, tra le dipendenze comportamentali codificate e riconosciute sta per entrare quella da internet (IAS), rispetto alla quale l'information overload è considerata uno degli elementi scatenanti. Ricordando che fino al ventesimo anno di età circa il cervello è estremamente adattabile alle influenze esterne, la psicologa e psicoterapeuta Fanny Migliaccio spiega: «La velocità è la caratteristica che contraddistingue ogni azione, il feedback a ogni gesto è immediato. Ignorare i ritmi e gli spazi della natura può contribuire ad aumentare quel deficit della percezione e a radicare l’incapacità di un pensiero strutturato e critico». Per questo aggiunge: «In moltissimi ambiti senza attesa non c’è tempo di far crescere un desiderio e, pertanto, di sviluppare una gratificazione profonda al raggiungimento di un determinato obiettivo, che dovrebbe essere, appunto, desiderato e raggiunto nel tempo».
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