Vetrya, la piccola Google italiana è a Orvieto

Vetrya, la piccola Google italiana è a Orvieto
di Andrea Andrei
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Lunedì 28 Novembre 2016, 16:28 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 16:58

L'indirizzo dice già molto: via dell'Innovazione 1. Se non fosse che la località non è quella che ti aspetteresti di sentire: Orvieto, una ridente cittadina dell'Umbria conosciuta soprattutto per il suo duomo, che è uno dei più begli esempi di gotico del nostro Paese, ma non certo per essere una realtà tecnologica all'avanguardia. Eppure è proprio lì, in quella verde valle sovrastata dal paese arroccato che la leggenda vuole essere l'ombelico d'Italia, lontana dal traffico e dai rumori delle grandi città, che sorge una piccola Google italiana.
 

 

Si chiama Vetrya, e per chi la visita l'impressione è proprio di trovarsi in un campus nello stile della Silicon Valley, con la differenza che invece di fantasiose pietanze vegane qui non si disprezza il ciauscolo. Per il resto, quasi non sembra davvero di essere in Italia: palestra, campo da calcetto con tanto di spogliatoi e docce, estetista, auditorium, sala relax, pianoforti e chitarre sparsi per le stanze. E una ludoteca per i bambini. Il tutto a completa disposizione dei dipendenti.

TEATRO E CALCETTO
«Noi preferiamo chiamarli collaboratori. Pensiamo che renderli felici voglia dire farli lavorare meglio. In fondo, a noi interessa che le scadenze vengano rispettate, poi lasciamo a loro la libertà di gestire il proprio tempo. Qui ci sono gruppi teatrali, squadre di calcetto, e non ci sono sindacati. In effetti da qui non se n'è mai voluto andare nessuno», raccontano sorridendo Luca Tomassini e Katia Sagrafena, fondatori dell'azienda nonché marito e moglie. Tre anni fa, al ritorno da un viaggio a Mountain View, dopo aver visitato il quartier generale di Google, hanno deciso di trasformare la loro azienda in un campus in stile americano. «Ma abbiamo voluto mantenere uno spirito del tutto italiano», sottolinea Tomassini, ad della società. La dimostrazione? L'80 per cento dei dipendenti proviene da Orvieto e dintorni. L'età media dei lavoratori (in tutto una novantina, principalmente ingegneri ed esperti di comunicazione), invece, per l'Italia è una rarità: 31 anni.

Ma cosa si fa a Vetrya? «Spiegarlo non è semplicissimo mette le mani avanti Tomassini principalmente gestiamo delle piattaforme di distribuzione video, appoggiandoci al cloud di Microsoft». Cioè, semplificando, quei sistemi che permettono ai gestori di un sito di caricare video e di renderli fruibili attraverso computer, smartphone o tablet. «I video sono ciò che trascina e trascinerà Internet», prevede l'ad, e non è difficile credergli. Non fosse altro perché lui, di esperienza in materia, ne ha eccome. Orvietano, una carriera in Tim e Telecom, dove Franco Bernabé gli affidò il ruolo di responsabile dell'innovazione, l'ingegner Tomassini fu pioniere della telefonia mobile e il primo in Italia a portare la televisione su internet, con Cubovision, parecchio prima di Netflix. E oggi, insieme alla moglie, programmatrice di formazione e artista di passione (ha tappezzato le pareti della sede di Vetrya di quadri e opere), gestisce un'azienda da 50 milioni di euro di fatturato, che in soli 6 anni è riuscita a crescere tanto da quotarsi in Borsa. E che è stata nominata da Great Place to Work una delle migliori realtà italiane in cui lavorare.

IL MARKETING
Eppure c'è un paradosso: «Il nostro problema è reperire risorse umane», spiega Katia. Questo perché Vetrya punta a prendere persone del territorio, per il quale l'azienda diventa una risorsa importante. «Il punto è che in Italia il mondo dell'istruzione e quello del lavoro sono distanti. Un ingegnere italiano ci mette 8-9 mesi per entrare nel ritmo, un americano anche un giorno. Perciò organizziamo, insieme all'università della Tuscia, un corso di marketing internazionale direttamente nella nostra sede, così che i giovani possano cominciare a inserirsi nel mondo del lavoro. È un modo anche per reperire talenti e poi assumerli». Il futuro, insomma, è roseo. Come dice Tomassini: «Siamo ottimisti, perché i pessimisti avranno quasi sempre ragione, ma gli ottimisti cambiano il mondo».

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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