NBA2K15, super-realismo per vivere il vero spettacolo del basket americano

NBA2K15, super-realismo per vivere il vero spettacolo del basket americano
di Andrea Andrei
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Mercoledì 17 Settembre 2014, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 16:03

Imporsi in un settore come quello delle simulazioni sportive gi di per s una bella sfida. Soprattutto se la concorrenza, anche se sempre pi debole, ha una tradizione forte e radicata.

Eppure NBA2K è riuscito a conquistare gli appassionati di pallacanestro, confermandosi da qualche anno come la migliore simulazione di basketball in circolazione, che l'anno scorso ha raccolto ben 70 nomination a premi in tutto il mondo.

Ma la difficoltà in un settore simile sta anche nel riuscire a mantenere il ruolo di leadership duramente conquistato. E per far questo è necessaria un'operazione probabilmente ancora più complessa: migliorare i propri punti deboli senza tralasciare quelli di forza. È esattamente con questo spirito che nasce NBA 2K15, il nuovo videogame di pallacanestro pubblicato da 2K e in uscita il prossimo 7 ottobre per Pc, PlayStation 4 e 3, Xbox One e 360.

IL VIDEOGAME

Una grafica straordinaria e un alto grado di realismo erano già gli ingredienti dei precedenti capitoli di NBA2K. Quest'anno però i ragazzi di Visual Concepts, la software house che ha sviluppato il gioco, si sono ulteriormente superati.

«Le azioni di gioco sono più fluide e meno confusionarie: i giocatori non hanno bisogno di muoversi costantemente, ma dosano gli spostamenti in base alle loro reali necessità», spiega Rob Jones, Senior Producer di Visual Concepts, all'anteprima per la stampa di NBA2K15 a Milano, alla quale hanno partecipato anche alcuni giocatori dell'Olimpia Milano (il capitano Alessandro Gentile, Nicolò Melli, David Moss, MarShon Brooks) e il coach Luca Banchi.

Il basket è uno sport molto fisico, e nel gioco anche i contrasti più duri sono resi molto bene, non solo graficamente ma anche con le vibrazioni del gamepad.

Se si vuole avere un'idea del livello di dettaglio del videogame basti pensare che NBA2K15 è la prima simulazione sportiva in cui si muovono anche i capelli dei personaggi sullo schermo.

Ma quello che gli sviluppatori hanno voluto rendere è soprattutto lo show dell'Nba: «Quando si va a vedere una partita di basket negli Usa», racconta Jones, «il match è solo la parte centrale di uno spettacolo più ampio, che comincia quando gli spettatori prendono posto in tribuna e termina solo quando se ne vanno». Perciò NBA2K15 può contare su oltre seimila animazioni, fra mascotte, cheerleader e chi più ne ha più ne metta.

Punto forte, anche quest'anno, è nella colonna sonora, "firmata" da Pharrell Williams. «Credo che quest'anno con il nostro gioco insegneremo un po' di cultura musicale ai giovani», scherza (ma non troppo) Jones: «Ci abbiamo messo anche i mostri sacri del rock, non solo il solito hip-hop».

Il sistema di tiro è stato modificato: ora compare una barra che si allarga e si stringe e che indica il momento giusto per tirare. Fare canestro, ovviamente, sarà più o meno difficile in base alla posizione e alle caratteristiche del giocatore.

Anche l'intelligenza artificiale e la difesa sono state migliorate. Ma forse le modifiche maggiori sono state apportate alla modalità Carriera. La parte manageriale è molto raffinata: durante la simulazione della partite è possibile prendere più decisioni, durante la stagione si segue in tempo reale non solo il campionato Nba ma anche un campionato universitario dove nascono e crescono i talenti che poi si potranno prendere in squadra l'anno successivo.

Ora i giocatori possono infortunarsi in 16 modi diversi, e ognuno di loro, come nella realtà, ha i suoi punti deboli fisici.

Uno dei problemi, se si può chiamare così, è che anche quest'anno giocare a NBA2K15 non è facile, soprattutto per chi non ha molta dimestichezza con il basket: «È un videogame a cui si può giocare anche solo con due pulsanti», sottolinea Jones, «ma è una simulazione, e come tale, se si vogliono sfruttare tutte le potenzialità, sono necessarie ore e ore di pratica. Non è di certo un gioco semplice». Per questo ora il tutorial è più accessibile: le voci di vari giocatori dell'Nba spiegano le mosse passo passo.

Jones promette inoltre che il maggiore problema dell'edizione dell'anno scorso, il gioco online non fluido, stavolta dovrebbe essere scongiurato.

A VOLTE RITORNANO

Quest'anno il titolo di 2K Sports dovrà vedersela con il "rivale storico", Nba Live 15 di EA Sports, che approderà nei negozi il 28 ottobre. Una sfida che si annuncia interessante.

«Ogni anno pensiamo di avere qualcosa da dimostrare. La gente si ricorda sempre del "primo amore", che per molti è stato Nba Live. Noi ogni volta ci imponiamo di fare sempre meglio. Non pensiamo di essere i migliori, è come se pensassimo ancora di dover rincorrere qualcuno». La ricetta del successo insomma è molto semplice, o almeno così sembra spiegata da Rob Jones, americano d'adozione ma romano e romanista di nascita (con tanto di lupa giallorossa tatuata su un braccio). È lui che ha voluto con forza instaurare una partnership con l'Eurolega di basket, per far sì che il fascino dell'Nba conquisti anche il Vecchio continente, Italia compresa. Eppure, deve riconoscere, esportare il modello Nba nel nostro Paese è molto difficile: «In America lo sport si vive diversamente. Lì non c'è un forte legame con il territorio, perché la gente cambia spesso città. E non c'è nemmeno il campanilismo che c'è qui in Italia. Negli USA si vive una partita come una festa». La sua lupa tatuata parla chiaro.

A confermare lo stesso discorso è anche Nicolò Melli, giocatore dell'Olimpia Milano e della Nazionale, dall'alto dei suoi 2 metri e 5 centimetri: «Secondo me è anche un problema di strutture. In America i padri portano con piacere i figli allo stadio, e si divertono tutti perché ci sono un sacco di cose da fare. Qui invece le strutture sono povere, si sta allo stadio o in un palazzetto solo per il tempo necessario a vedere una partita».

Ma a detta di Nicolò, lo spirito che si respira nella pallacanestro in Italia è impagabile: «Qui si lotta per vincere. Certo che negli Stati Uniti sanno vendere il prodotto basket davvero molto bene». E anche se lui è anche di nazionalità americana, e ammette che gli piacerebbe molto fare un'esperienza in Nba, conferma sicuro (fresco di rinnovo del contratto): «L'unico sogno che coltivo ora è quello di vincere. Qui». Anche perché, grazie a NBA2K15 dove l'Italia è rappresentata sia dalla sua squadra, l'Olimpia Milano che dalla Montepaschi Siena, potrà giocare, almeno virtualmente, contro le star dell'Nba: «È una figata vedersi nel videogame. È come tornare bambini».

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