Google News, l'Antitrust deciderà
se abusa della sua posizione dominante

Google News, l'Antitrust deciderà se abusa della sua posizione dominante
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Mercoledì 9 Dicembre 2009, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 12:37
ROMA (9 dicembre) - Ancora polemiche sul servizio Google news. L'Antitrust italiana il 26 agosto, su segnalazione della Fieg, ha avviato una istruttoria nei confronti di Google News Italia per un possibile abuso di posizione dominante.



La posizione della Fieg. Secondo la Fieg Google impedirebbe agli editori di scegliere liberamente le modalità con cui consentire l'utilizzo delle notizie pubblicate sui propri siti internet escludendo dal motore di ricerca Google i siti editoriali che non vogliono apparire su Google News. Della questione torna a occuparsi oggi il Sole 24 Ore, che dopo aver ospitato l'intervento di Eric Schmidt, Ceo di Google, dà voce a Rupert Murdoch (“Il futuro resterà delle notizie”) e Carlo De Benedetti (“Perché Google deve pagare i giornali”).



Murdoch: i contenuti di qualità non sono gratuiti. «Il buon giornalismo del futuro - spiega il presidente della News Corporation - dipenderà dalla capacità di un'azienda dell'informazione di attrarre clienti fornendo notizie e informazioni per le quali questi clienti sono disposti a pagare». Murdoch non ha dubbi «i contenuti di qualità non sono gratuiti», anche perché «il vecchio modello d'impresa basato sulla pubblicità online è morto». Nel nuovo modello di business «faremo pagare ai consumatori le notizie» e nulla può impedire questo sviluppo. Murdoch definisce «un furto» il «prendere i nostri contenuti e usarli per propri scopi senza contribuire neanche con un centesimo alla produzione dei medesimi». «Questa gente - ha concluso Murdoch - non sta investendo in giornalismo, sta mangiando alle spalle della fatica e degli investimenti degli altri».



De Benedetti: Google non dichiara quanto fattura. Secondo il presidente del gruppo l'Espresso Carlo De Benedetti Google Italia «non dichiara quanto fattura» e «di certo - si legge nel suo intervento sul Sole 24 Ore - la sua è una posizione dominante sia sul mercato della pubblicità testuale a performance, sia in quello del principale servizio offerto, cioè la ricerca su internet». La cifra guadagnata dal motore di ricerca è «più o meno 450 milioni di euro, la metà degli investimenti pubblicitari su internet». Se si tratti di un abuso di posizione dominante, secondo l'editore, «è da provare. E in questo senso - prosegue - c'è da attendere con fiducia l'Autorità garante della concorrenza e del mercato che sta indagando».



«First Click Free? Solo un diversivo».
L'annuncio di far scattare l'obbligo d'acquisto dal sesto pezzo in poi (First Click Free) secondo De Benedetti è un «passo» anche se «certamente troppo piccolo» in direzione di un pagamento ai giornali per i loro contenuti. Il First Click Free appare «più un diversivo che un cambiamento di strategia» ma è comunque un'iniziativa rivelatrice della «consapevolezza di un problema che c'è». Una questione che De Benedetti sintetizza così: «come restituire valore ai contenuti informativi messi online dalle aziende editoriali, con costi crescenti, in modo da salvare l'informazione di qualità». De Benedetti auspica che Google collabori «davvero» con i giornali, come nelle intenzioni espresse dal ceo Eric Schmidt, e, scrive sul Sole, «accetti di condividere con i giornali una minima quota dei profitti giganteschi che ha fatto e farà, visto che comunque i giornali sono la più potente esca per i navigatori che vanno sul motore di ricerca. Come? Semplicemente pagando i diritti di proprietà intellettuale». Il rischio è che i giornali possano diventare «solo uno dei tanti content provider di Google» la cui «vera mission», come spiegato dal suo ceo, «è raccogliere dati in misura e qualità non replicabili da nessun altro». Così Google «potrebbe rapidamente raggiungere un tale vantaggio competitivo da non essere colmabile dai competitor, che di fatto semplicemente scompariranno. Nessuno di quanti accusati in passato di volontà egemonica - né Ibm né Microsoft - ha mai osato spingersi così avanti», afferma l'editore.



Il procedimento attivato dall'Antitrust. L'Antitrust, che a settembre ha esteso il procedimento alla capogruppo statunitense Google Inc, intende verificare se i comportamenti della società siano idonei a «incidere indebitamente sulla concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria online» e a consolidare la sua posizione nella intermediazione di spazi pubblicitari.



Penalizzate le home page. Secondo gli editori il servizio, utilizzando parzialmente il prodotto, avrebbe un impatto negativo sulla capacità di attrarre utenti e investimenti pubblicitari sulle proprie home page. Gli editori non ottengono infatti alcuna forma di remunerazione diretta per l'utilizzo dei propri contenuti.



Via da Google News, via dall'indicizzazione sul motore di ricerca. Google offrirebbe la possibilità di non comparire su Google News, ma ciò comporterebbe l'esclusione dei contenuti dell'editore dal motore di ricerca, condizione estremamente penalizzante.



La protezione del copyright. La questione dei motori di ricerca e della remunerazione dei contenuti è stata sollevata anche da editori televisivi: il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri di recente ha definito «cruciale» la «protezione del copyright». La frammentazione delle audience e dei fatturati che, ha rilevato Confalonieri in un recente incontro pubblico, deriva dal moltiplicarsi dell'offerta consentita dalla tv digitale e da quella satellitare pone l'accento sulla necessità per i gruppi televisivi e editoriali di investire nella produzione di contenuti, anche cinematografici, che sono i più costosi. Se poi questi contenuti arrivano sul web «chi paga il conto?». «Internet - spiega Confalonieri - si avvale di una parola magica che è "free": se i vari Youtube e Google non riconoscono il valore della proprietà intellettuale non si può investire» sui prodotti.






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