Google e il mistero dell'hangar n. 3
data center galleggeranno nell'oceano?

Google e il mistero dell'hangar n. 3 data center galleggeranno nell'oceano?
di Laura Bogliolo
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Sabato 26 Ottobre 2013, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 08:34
C' un misterioso hangar nella baia di San Francisco che potrebbe rivoluzionare la storia del web. Si parla di server, dell'enorme energia che consumano e della necessità di raffreddarli.



Google sta progettando delle chiatte dove custodire i propri data center nell'oceano? A chiederselo è Cnet. Per capire la portata della notizia (non ancora confermata) si può pensare a quel 2% del consumo totale dell'energia elettrica degli Stati Uniti che negli ultimi anni è stata “mangiata” dai Data Center, i centri di raccolta dati dei colossi del web, di Google Yahoo, Facebook, quei centri che raccolgono miliardi in formazioni e hanno sollevato tanto l'attenzione dell'Nsa, la National Security Agency al centro dello scandalo Data Gate.



Oppure si può pensare a come una nave in acque internazionali contenente miliardi di dati non può essere sottoposta alle legge sulla sicurezza degli Usa, quelle norme che hanno portato l'Nsa a richiedere informazioni ai giganti del web. Si parla di un brevetto della durata di cinque anni per costruire basi off-shore dove contenere i data center.



CNET ipotizza che Big-G sia in qualche modo collegato con il misterioso edificio numero 3 di Treasure Island nella baia di San Francisco. Un edificio che sembra essere la base per una chiatta per ospitare un data center galleggiante. Due settimane fa, intanto, un edificio molto simile è stato rimorchiato su una chiatta nel porto di Portland, nel Maine. Mercoledì scorso, il Portland Herald ha ipotizzato che la chiatta possa avere qualcosa a che fare con il brevetto di un data center galleggiante.



Il brevetto di Google presentato nel 2008 descrive un data center su una nave perennemente alimentato da correnti oceaniche: utilizza l'acqua del mare per raffreddare i server. Secondo Daniel Terdiman di Cnet “le impronte digitali di Google sono dappertutto”. La zona è stata posta sotto un alto livello di sorveglianza, ma sono proprio le immagine satellitari offerte da Google a svelare qualcosa.



Jonathan Koomey, ricercatore di Stanford ed esperto in data center, afferma sia tutto possibile: il problema dell'acqua salata come fonte di raffreddamento sarebbe superabile facilmente. L'hangar è posto sotto una ferrea sorveglianza. Come racconta il reporter di Cnet all'entrata un cartello intima: “State entrando in un edificio sicuro. Si prega di lasciare smart phone, telefono cellulare con fotocamera, videocamera, e o altri dispositivi audio / video”.

laura.bogliolo@ilmessaggero.it
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