«Giuliana, un'immigrata che ha reso grande l'America»: un'italiana citata nella lettera dei colossi del Web a Trump

«Giuliana, un'immigrata che ha reso grande l'America»: un'italiana citata nella lettera dei colossi del Web a Trump
di Anna Guaita
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 08:20
NEW YORK – Era un genio. Ma il regime fascista aveva passato le leggi razziali e a Giuliana Cavaglieri Tesoro fu vietato di andare all’università. Fu così che la giovane ebrea veneziana arrivò negli Stati Uniti, nel 1939. E a 21 anni, in tempi record, ottenne il dottorato di ricerca in chimica organica, alla Yale University.

Giuliana era una profuga. Quando arrivò non parlava neanche inglese. Ma è diventata negli anni un grande patrimonio per la società americana. Lo affermano le maggiori aziende di Silicon Valley, che includono il suo nome fra quelli degli immigrati che hanno contribuito a “fare grande l’America”. Giuliana Tesoro è citata nel documento con cui quasi cento società dell’high tech hanno fatto ricorso alla Corte d’Appello federale per fermare il bando che l’Amministrazione Trump vuole imporre ai viaggiatori di sette Paesi a maggioranza musulmana.  Nelle 53 pagine del documento si elencano motivi morali ed economici per cui il bando dovrebbe essere cancellato. E tra gli altri punti, si spiega: “Le invenzioni e le scoperte compiute dagli immigrati hanno profondamente cambiato la nostra nazione”. Proprio in questa sezione si ricorda come Giuliana Tesoro abbia contribuito a “salvare molte vite” grazie alla sua invenzione che ha potuto rendere i tessuti “resistenti alle fiamme”.

Noi italiani non conosciamo bene Giuliana, che è scomparsa nel 2002 a 81 anni. Ma negli Stati Uniti, nelle comunità scientifiche, il suo nome è venerato. Non solo è stata attiva nella ricerca lavorando per le principali aziende del settore, ma è stata anche docente al Massachusetts Institute of Technology e poi al Polytechnic Institute of New York. Ha ricevuto onorificenze e medaglie, ed è una delle scienziate donne che hanno registrato il più alto numero di brevetti (ben 125).

Il suo nome viene fatto nel documento proprio per dimostrare che nella storia è capitato a tanti di arrivare negli Usa come profughi: oggi i loro volti sono mediorientali, ma non molto tempo fa erano italiani. Più di recente erano vietnamiti: Mark Zuckerberg, fondatore di FaceBook ha ricordato ad esempio che i genitori della moglie Priscilla erano profughi cinesi e vietnamiti: “Siamo un Paese di immigrati” ha detto Zuckerberg.

L’Amministrazione Trump resta invece convinta che per proteggere il Paese sia necessario bloccare gli ingressi dai sette Paesi musulmani (Libia, Somalia, Yemen, Iraq, Iran, Siria e Sudan), e sta presentando a sua volta un contro-appello: se i giudici le daranno ragione, il bando tornerà operativo, se le daranno torto, sarà inevitabile il ricorso alla Corte Suprema.
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