Come fare business online: la storia di otto startupper

Clio Zammatteo, 33 anni, co-founder&talent per ClioMakeUp
di Maria Lombardi
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Sabato 17 Settembre 2016, 21:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 21:19
Business online, come realizzare un’idea e inventare un lavoro. I mestieri di oggi e di domani nascono e crescono nel web. Chi ce l’ha fatta racconta come è riuscito ad aprire nuovi orizzonti, rivoluzionare la propria vita e quella degli altri, far soldi «veri» nel mondo virtuale. Sul palco di Luiss Enlabs (in via Marsala a Roma) il 19 settembre 8 startupper italiani ripercorreranno la loro storia digitale. L’occasione è l’HITalk SuperDigital. Niente più barriere tra dentro e fuori la rete, grazie alla visione di alcuni makers il nuovo mondo non ha più confini.

«Questa è la visione che ha guidato dal 1994 la storia di Dada, una delle prime Internet Company italiane. La nostra convinzione era che quando il layer della vita di rete si fosse sovrapposto perfettamente alla vita reale, la rivoluzione digitale sarebbe stata compiuta», commenta Paolo Barberis tra i fondatori di Dada, oggi un’azienda internazionale, tra gli speakers di questa edizione speciale di HITalk. Pensare di fare una fila in banca o aspettare di uscire dal lavoro per acquistare un biglietto per un viaggio in treno «sono sovrastrutture al mondo reale ormai in disuso e completamente rimpiazzate da gesti semplici e intuitivi. Quando questo avverrà in tutti i settori la rivoluzione sarà fatta, e poi sicuramente ne partirà una nuova», spiega Alessandro Sordi, altro co-founder di Dada.

«Quando ho iniziato a fare video su Youtube nel 2008, nessuno guadagnava facendo la make up artist digitale e all’inizio per me era solo una spesa», racconta Clio Zammatteo, 33 anni, co-founder&talent per ClioMakeUp, anche lei parlerà alla Luiss Enlabs. «Il primo anno ho messo da parte solo 200 dollari, credo. I primi soldi sono arrivati con il libro cartaceo, pubblicato con Rizzoli. Quando ho iniziato a capire che i tutorial online potevano diventare un lavoro, ho chiesto subito aiuto ad Elena. A chi mi domanda come ce l’ho fatta, rispondo: perché ho una squadra che ha i miei stessi obiettivi! Mio marito Claudio cura la parte tecnica, mia cognata Elena è la ceo: siamo una family business. Noi vogliamo continuare a lavorare facendo cose nuove, che nessuno ha mai fatto e il mondo digital mi ha insegnato che online si abbattono tutte le barriere: possiamo fare tutto! Il nostro obiettivo per il futuro è far crescere il blog per far nascere un magazine». Pilastro dello staff di Clio è la ceo Elena Midolo: «Il digitale con investimenti irrisori, se hai l’idea giusta e fai le mosse giuste, ti cambia la vita. Credo che il digital permetta l’emancipazione delle donne. Che nella visione contemporanea deve essere mamma, moglie e donna in carriera. Noi lavoriamo attraverso il modello dello smart working, per cui si può lavorare tanto anche avendo una famiglia: non è necessario essere in un luogo prestabilito, puoi lavorare da casa, anche di notte, e questa possibilità te la permette solo il digitale. Ma le aziende italiane faticano a capirlo».

Se «oggi le imprese digitali sono un fenomeno maturo, è perché ci spostiamo con i servizi di car sharing, facciamo la spesa con le app, le vacanze con Airbnb. Abbiamo una consolidata identità online, che ci permette di vivere e lavorare offline», riflette Matteo Stifanelli, country manager per Airbnb Italia. «Solo 10 anni fa l’impresa di Soundreef sarebbe stata impensabile. Del resto senza il digitale il progetto non esisterebbe», racconta Davide D’Atri, Amministratore Delegato e fondatore di Soundreef. «Noi abbiamo un modo di fare imprenditoria di stampo anglosassone: vogliamo che il nostro modello sia replicabile in diversi Paesi, per conquistare il mercato globale. Invece nel nostro Paese il commento ricorrente è: ma come fai a scontrarti con un colosso come la Siae? Non hai paura? Quello che io vorrei far capire è che noi non siamo coraggiosi. Noi facciamo business». 
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