L’idea è quella di scoraggiare hacker e criminali informatici a tutela degli utenti. Che succede, però, se in ballo entra un’inchiesta penale? È la terza volta che il tribunale interrompe il servizio: lo scorso dicembre la sospensione di 48 ore è stata revocata da una corte superiore dopo 14 ore. A maggio, poi, il blocco di tre giorni è durato soltanto uno. E adesso si torna ad infliggere sanzioni facendo ricadere il peso della responsabilità sugli oltre 100milioni di brasiliani che usano WhatsApp. L’app più amata dai chattatori di mezzo mondo ha fatto sapere tramite un portavoce ufficiale: "Negli ultimi mesi, persone provenienti da tutto il Brasile non hanno trovato accettabili i blocchi giudiziari di servizi come WhatsApp. Passi indiscriminati come questi minacciano la capacità delle persone di comunicare, di svolgere il proprio lavoro e di vivere le proprie vite. Come abbiamo detto in passato, non possiamo condividere informazioni alle quali non abbiamo accesso. Speriamo di vedere questo blocco revocato al più presto".
Ma le autorità vedono la questione da un altro punto di vista considerando punibile la mancanza di collaborazione da parte della società che, intercettando certi messaggi, potrebbe contribuire a dare una svolta nell’indagine. Il procuratore Alexandre Jabur ha dichiarato in merito: "Facebook ha dimostrato un enorme disprezzo per le istituzioni brasiliane, in particolare per i tribunali, pubblici ministeri e polizia a non soddisfare gli ordini".
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