Ha smesso di lavorare a tempo pieno alla Microsoft cinque anni fa. E i 38 miliardi di dollari di dotazione finanziaria della fondazione intitolata a lui e a sua moglie Melinda, pesa già più del triplo della sua quota del 4,5% nell'azienda che, ai corsi attuali, vale 12,4 miliardi. Un percorso coerente, se si considera che Gates - che quando la Microsoft venne quotata in borsa nel 1986 deteneva il 49% della società - ogni anno vende una quota di azioni secondo un piano prestabilito che lo porterà nel 2018 a non avere più nemmeno un'azione.
IL NUOVO CORSO
Ma la "rivolta" di alcuni granzi azionisti Microsoft, rivelata dalla Reuters, prende spunto anche da altre preoccupazioni. Nei giorni scorsi infatti l'amministratore delegato di Microsoft Steve Ballmer, scelto personalmente da Gates tredici anni fa, ha annunciato le sue prossime dimissioni. E alcuni investitori - nessuno ancora uscito allo scoperto - temono che la sola presenza del Fondatore in consiglio d'amministrazione possa ostacolare la ricerca di un nuovo capo che sia veramente in grado di imprimere una svolta all'azienda. La paura dei detrattori di Microsoft punta anche all'eccessiva complessità di Microsoft, che nei 13 anni di Ballmer è stata comunque in grado di distribuire agli azionisti ben 180 miliardi. Microsoft ha appena comprato, per 7,2 miliardi di dollari, i telefonini di Nokia. E non si occupa solo di progettare e distribuire il sistema operativo Windows che gira sul computer di casa o in ufficio. Ma produce la console per videogiochi Xbox, agognata dai ragazzi di tutto il mondo, fa funzionare Bing, il secondo motore di ricerca su internet. E controlla il portale Msn, una enorme attività di software per aziende, servizi cloud di gestione informatica e programmi applicativi. Un arcipelago produttivo gigantesco che si confronta con colossi del calibri di Google, Yahoo, Oracle, Apple e Nintendo, tutti molto più focalizzati sulle rispettive attività principali. La complessità, insomma, rende già molto difficile trovare un top manager che sappia rispondere a questa gigantesca, e multipla, sfida competitiva. Trovare una situazione simile è difficile.
CONGLOMERATE
Le società-arcipelago, in gergo conglomerate, che vanno bene, raramente si occupano di alta tecnologia, come dimostrano gli esempi della General Electric (produce dalle turbine, ai frigo, alle lampadine) e della Berkshire Hathaway del miliardario-guru Warren Buffett. E anche le conglomerate tecnologiche di successo hanno scelto strade diverse: Ibm si occupa soprattutto di aziende, mentre Samsung, che si occupa di telefonini e tv ma anche prodotti petroliferi e polizze assicurative, gestisce ogni attività in modo indipendente. E Gates? Vive la competizione con distacco. Non è imbarazzato ad ammettere il successo degli altri. Google può essere considerato un monopolista? Lui, che per molti anni è stato accusato di alimentare un abuso di posizione dominante da parte della sua azienda, ha risposto così del suo principale concorrente: «Non chiamerei nessuno un monopolista». Per poi aggiungere che nella storia ogni azienda che diventi «un super-successo» fa inevitabilmente scattare le attenzioni dei governi e dei loro funzionari antitrust. «Se i governi non si interessano - ha aggiunto - allora è proprio un cattivo segno». Il distacco lascia posto alla passione che lui e sua moglie Melinda, con la quale ha avuto tre figli, dedicano ai meno fortunati e ai più giovani. La loro fondazione, con fiumi di denaro, si dedica a vaccinare bambini nei paesi poveri, a finanziare scuole pubbliche, ad aiutare i progetti di microfinanza per chi parte svantaggiato. E a tanto altro ancora. Bill pensava di dedicarsi esclusivamente a questa passione dal 2018. Ma, forse, accelererà i tempi. Sempre che, poi, qualcuno non lo richiami al suo posto come successe in Apple all'altro genio dell'informatica moderna, Steve Jobs.
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