Assassin’s Creed Syndicate, la luce della libertà tra il fumo della Londra vittoriana: la prova del videogioco

Assassin’s Creed Syndicate, la luce della libertà tra il fumo della Londra vittoriana: la prova del videogioco
di Andrea Andrei
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Mercoledì 25 Novembre 2015, 19:22 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 11:19

Uno dei periodi storici più affascinanti e complessi. Una delle città più belle del mondo. Alcuni dei personaggi della scienza e della cultura più famosi di sempre, da Charles Dickens ad Alexander Graham Bell, passando per Charles Darwin. Non uno ma due protagonisti belli, agilissimi e, soprattutto, complementari. E, naturalmente, tanta azione. Ecco la ricetta di Assassin’s Creed Syndicate, nuovo capitolo della saga videoludica targata Ubisoft, quest’anno ambientata nella Londra vittoriana.

È uno dei giochi-simbolo delle console di nuova generazione fin dall’ormai lontano 2007, e oggi è uno degli appuntamenti annuali imperdibili del mondo videoludico. Assassin’s Creed è tornato così anche quest’anno con un nuovo titolo, disponibile per PlayStation 4, Xbox One e Pc.

Ricostruzioni da manuale. Fiore all’occhiello di questo gioco sono da sempre le fedelissime ricostruzioni delle ambientazioni, che in alcuni casi sono davvero da considerarsi delle opere d’arte. L’anno scorso il team degli sviluppatori di Ubisoft ricostruì, metro per metro, la vibrante Parigi rivoluzionaria, vetrate di Notre Dame comprese. Quest’anno la stessa cosa è stata fatta per la fumosa e affascinante Londra dell’epoca vittoriana, nel bel mezzo di un’altra rivoluzione: quella industriale. Tema portante della storia sono infatti le fabbriche e il conseguente sfruttamento dei più poveri da parte dei proprietari delle industrie, in un’apoteosi di macchinari di metallo a vapore che si fondono alle bellezze della capitale del regno britannico. Questa volta i protagonisti sono due: Jacob ed Evie Frye, fratello e sorella, gemelli e soprattutto Assassini. La guerra perpetua in difesa degli oppressi è sempre contro i Templari, che ovviamente rappresentano il potere da sovvertire.

Visto l’imponente lavoro di ricerca e ricostruzione storica che c’è dietro, Assassin’s Creed è uno dei pochi videogiochi che può vantare di essere uscito dai salotti di casa per andare nelle aule di scuole e università. La possibilità infatti di esplorare grandi città in diverse epoche storiche ne fa anche un interessantissimo strumento didattico, da affiancare a quelli tradizionali. Se il capitolo dell’anno scorso, Unity, fu mostrato in un liceo della provincia di Roma, quest’anno all’Università Statale di Milano si è tenuta addirittura una masterclass sull’età vittoriana, in cui docenti ed esperti di storia si sono confrontati su quel periodo storico a partire proprio dall’esperienza di Assassin’s Creed Syndicate.

Novità e miglioramenti. Il lavoro sulle ambientazioni in Unity fu perfino troppo accurato, tanto che l’immensa ricchezza dei dettagli finì con l’appesantire la grafica del gioco a tal punto da creare bug e rallentamenti. Questa volta quelle defaillance sembrano essere state archiviate, la fluidità della grafica è molto buona e gli splendidi panorami londinesi sono più che mai godibili. Una sfida che si rinnova ogni anno per Assassin’s Creed è quella di riuscire il più possibile a variare il gameplay. Per quanto infatti le varie missioni siano indiscutibilmente divertenti e ben confezionate, rischiano però di risultare ripetitive. Per ovviare a questo problema, gli sviluppatori di Syndicate hanno deciso di inserire nel gioco degli elementi diversi, prendendoli in prestito da altri titoli, come "La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor" o "Grand Theft Auto". Hanno quindi deciso di mettere insieme i due differenti approcci dei giochi action: quello tipicamente d’azione, affidato al protagonista maschile, Jacob e quello più tattico, con Evie, che allo scontro diretto preferisce la furtività e l’ingegno. I giocatori possono scegliere se giocare con l’uno o con l’altro, sebbene ognuno dei due fratelli abbia delle missioni dedicate.

Altro elemento di novità sono le guerre fra bande: uno degli obiettivi principali del gioco è quello di liberare Londra dall’influenza di diversi gruppi criminali. Con la propria gang, i Rooks, i gemelli Frye si lanciano così alla conquista della città, e per farlo dovranno combattere quartiere dopo quartiere. Ogni zona è infatti sotto il controllo di un leader diverso, sempre più violento e temibile: per issare la propria bandiera in quella zona bisognerà perciò eliminare i vari capibanda. Questo tipo di missioni, parallele alla storia principale, rendono il videogame molto meno dispersivo che in passato, quando capitava di ritrovarsi a vagare per vastissime ambientazioni all’insensata ricerca di manufatti e oggetti collezionabili. Da notare infine la possibilità di muoversi in carrozza, indispensabile mezzo di trasporto per girare a Londra. Naturalmente, c’è la possibilità di rubarne una nel caso in cui dovesse servire.

Per quanto riguarda il parkour, cioè la disciplina con cui i protagonisti si arrampicano su tetti e monumenti con grande agilità (è il vero marchio di fabbrica del gioco, e quest’ultimo ha contribuito a diffondere questo particolare sport anche nella vita reale), la novità è la possibilità di spostarsi molto più velocemente grazie ai rampini. Progettati per i fratelli Frye da Graham-Bell, permettono di spostarsi silenziosamente e rapidamente da un tetto a un altro.

La colonna sonora, anche cantata, si fonde molto bene con l’azione contribuendo a rendere l’atmosfera ancora più coinvolgente. D’altronde immaginare una Londra senza musica sarebbe semplicemente impossibile.

Conclusioni. Assassin’s Creed Syndicate ha dimostrato di avere imparato non solo dagli errori del passato, ma anche dai suoi pregi.

I suoi punti deboli sono stati smussati, mentre quelli forti sono stati confermati. Con questo titolo gli appassionati della saga non resteranno di certo delusi, mentre quelli che per noia se ne erano un po’ allontanati potrebbero restare sorpresi. Per tutti gli altri, il consiglio è di fare un giro per le strade di Londra, e magari arrampicarsi anche sul Big Ben. Da lassù farsi un’idea delle cose è sicuramente più semplice.

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