Il verdetto della giuria, che riconosce ambedue le società colpevoli, apre la strada alla richiesta, sia da parte di Apple sia da parte di Samsung, di bloccare e bandire le vendite della concorrente per i prodotti in cui sono applicati i brevetti infranti.
«E' difficile vedere il risultato come una vittoria per Apple. L'ammontare che le viene riconosciuto è meno del 10% di quello che aveva richiesto e probabilmente non copre neanche le spese legali - afferma Brian Love, professore alla Law School dell'Università di Santa Clara - Apple ha lanciato la campagna legale anni fa con l'aspirazione di rallentare l'ascesa di Samsung. Finora ha fallito e con questo caso non si avvicina al risultato sperato».
Secondo Michael Risch, professore della Villanova University, «il risultato più importante è il messaggio che i brevetti su componenti piccoli dell'interfaccia non giustificano danni giganteschi».
Apple non canta vittoria, ma si limita a precisare come il verdetto della giuria rafforza l'idea che Samsung abbia «rubato volontariamente le nostre idee e copiato i nostri prodotti» afferma un portavoce di Apple. La giuria ha infatti stabilito che le violazioni di Samsung sono state volontarie, offrendo ad Apple la possibilità di chiedere il triplo dei danni che le sono stati riconosciuti.
La giuria che ha deciso il caso era composta da otto persone, fra uomini e donne, e la decisione è arrivata dopo tre giorni di deliberazioni seguiti a un processo di quattro settimane.
Apple e Samsung si sfidano da anni nei tribunali di quattro continenti per stabilire il proprio dominio sul mercato degli smartphone, che alla fine dello scorso anno valeva 338,2 miliardi di dollari. A differenza dei precedenti scontri in tribunale, quest'ultimo è stato caratterizzato dalla presenza di Google, almeno indiretta. Nel presentare il proprio caso, Samsung ha evidenziato che Google ha sviluppato in modo indipendente molte delle caratteristiche software al centro del caso. E quindi Apple se la sarebbe dovuta prendere con Google, contro la quale il fondatore Steve Jobs voleva una "guerra santa".
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