Apple, braccio di ferro con l'Fbi. I feriti della strage di San Bernardino: «Faremo causa a Cupertino»

Apple, braccio di ferro con l'Fbi. I feriti della strage di San Bernardino: «Faremo causa a Cupertino»
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Martedì 23 Febbraio 2016, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 12:35

Braccio di ferro fra Apple e Fbi, con Cupertino che cerca di elevare la battaglia fuori dal tribunale e farla approdare in Congresso, mentre alcune delle persone rimaste ferite nella strage di San Bernardino, lo scorso dicembre, vogliono presentare un'azione legale nei confronti di Apple. «Sono stati presi di mira dai terroristi, vogliono sapere perchè», ha detto Stephen Larson, un ex giudice federale e ora avvocato di alcune delle vittime. Il legale non ha voluto precisare quante persone rappresenta. In una mail ai dipendenti, con il sottotitolo "Grazie per il vostro appoggio", l'amministratore delegato Tim Cook ribadisce la sua posizione: le autorità dovrebbero ritirare la richiesta per lo sblocco dell'iPhone del killer di San Bernardino, Syed Rizwan Farook.

E chiede la creazione di una commissione in Congresso per discutere di privacy e libertà personali nel rispetto della sicurezza nazionale. «Tenere sicuro il Paese deve essere una missione condivisa», afferma il presidente americano, Barack Obama, senza riferirsi direttamente ad Apple. «Come individui e come società abbiamo tolleranza zero e nessuna simpatia per i terroristi», scrive Cook, sottolineando che Apple non ritiene sia giusto «trovarsi dalla parte opposta del governo in un caso centrato sulle libertà che il governo dovrebbe tutelare».

«Questo caso - mette in evidenza Cook - è più grande di un singolo iPhone o di una singola indagine. In gioco ci sono i dati di sicurezza di centinaia di milioni di persone e la creazione di un pericoloso precedente che minaccia le libertà civili di tutti». Cook usa toni duri per ribadire la posizione di Apple, che ha tempo fino al 26 febbraio per presentare in tribunale la documentazione sul suo rifiuto di esaudire la richiesta dell'Fbi di sblocco dell'iPhone del killer di San Bernardino. Il prossimo 22 marzo è in calendario l'udienza. «Non vogliamo creare nessun precedente» afferma James Comey, il numero uno dell'Fbi, sul blog 'Lawfarè, cercando di spazzare via i dubbi sull'infrazione di sicurezza e far salire la pressione su Apple, spingendola a collaborare. «Lo dobbiamo alle vittime, non possiamo guardare i sopravvissuti negli occhi, o noi stessi allo specchio, se non seguiamo questa strada» aggiunge Comey, secondo il quale le tensioni fra privacy e sicurezza «non dovrebbero essere risolte da chi vende oggetti per vivere. E non dovrebbero essere risolte dell'Fbi».

La critica di Comey fa eco al coro di coloro che hanno criticato Apple per il suo rifiuto a collaborare solo per motivi di marketing, perchè in gioco non sono i dati personali e di sicurezza ma miliardi di dollari di vendite di iPhone. «Il caso di San Bernardino non riguarda il creare un precedente o inviare qualche tipo di messaggio. È per le vittime e la giustizia». Quattordici persone sono morte e altre 22 sono rimaste ferite quando Syed Rizwan Farook e la moglie, entrambi di origine islamica e fede musulmana, hanno aperto il fuoco in un centro per disabili.

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