Centrale, Pietrangeli, Foro Italico:
qui l'entusiasmo è di casa

Centrale, Pietrangeli, Foro Italico: qui l'entusiasmo è di casa
di Piero Mei
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Mercoledì 14 Maggio 2014, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 15:31
L’entusiasmo di nome fa Camila: «Da dietro mi sembra la Giorgi» dice uno del pubblico che passa di lì e lancia occhiate ovunque, apprezzando la velocità, i colpi, le cinquanta sfumature di grigio dell’abbigliamento e tutto della bionda Camila, Sharapova di casa nostra, piuttosto in divenire, però una volta ha anche battuto Maria. La ragazza, Macerata città di nascita, il mondo città d’adozione, simpatia dell’italiano da sudamericana (il papà è argentino e caliente, specie con i giornalisti) trascina il pubblico e da questo si fa trascinare, tanto che riesce ad eliminare la nevrile Cibulkova, numero 10 del mondo: Camila è attualmente oltre le cinquanta sfumature di classifica, ma farà presto a scalare la montagna.

NOME, NICOLA

L’entusiasmo di cognome fa Pietrangeli: è nel vecchio centrale ormai intitolato a Nicola che tante emozioni ha vissuto e fatto vivere lì ai renitenti all’anagrafe, che Camila infiamma: le gradinate sono piene sotto le statue nude che mettono timidezza alla Lisicki, tennista che scherzosamente s’impressionò al giocare tra i nudisti, e c’è molta gente in terza e quarta fila nella spianata sopra la fossa, che non vede molto ma segue l’andamento del match dagli applausi di chi vede. Il Pietrangeli porta bene: l’anno scorso Andreas Seppi ci costruì la sua gloria, altro che il centrale magari funzionale ma anonimo, che potrebbe stare dovunque, mentre il Pietrangeli sta bene solo lì, al Foro.

DOMICILIO, FORO ITALICO

L’entusiasmo ha domicilio al Foro Italico: è li che già dal martedì del torneo, cioè da ieri, ma anche da ieri l’altro, gli spettatori e quelli che fanno la vasca sul Viale dei Gladiatori, arrivano a migliaia. Pure con la pioggia, e perfino inattesi, tanto che sotto l’acqua, in cerca di provvisorio riparo, scombussolati di fila, scombussolano anche la biglietteria e ne nasce qualche turbolenza. Poi viene fuori il sole e tutto appare bello com’è, a cominciare dalla Casa della Scherma, con il suo grande prato liberato dai residuati bellici di quando finì per essere l’Aula Bunker dei processi ai brigatisti e riportato, con l’edificio opera d’arte, alla vista del passante insieme con un mosaico che era rimasto nascosto dalle recinzioni antiassalto e che vale la pena di vedere, giacché non è una pena.
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