Ibi16, Sara Errani: «Non dimenticherò mai il centrale che tifa per me»

Ibi16, Sara Errani: «Non dimenticherò mai il centrale che tifa per me»
di Guido Frasca
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Domenica 8 Maggio 2016, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 19:20

L'umiltà è il suo credo. Normale che sia così per chi come Sara Errani è alta 164 cm e si è forgiata alla scuola della sofferenza. Nel 2014 è stata la prima azzurra a centrare il traguardo della finale al Foro Italico 64 anni dopo Annelies Ulstein Bossi, giocatrice di origini tedesche che nel 1950 vinse il torneo. Nel frattempo c'è stata anche Raffaella Reggi, che nel 1985 ha conquistato il titolo, ma gli Internazionali si giocavano a Taranto. In assoluto non si vedeva un tennista di casa in finale a Roma dal 1978, quando Adriano Panatta, trionfatore nel 1976, si arrese a Bjorn Borg. Sarita da ragazzina sognava di diventare una tennista e si è ritrovata campionessa: 9 titoli in singolare (l'ultimo lo scorso febbraio a Dubai) con la finale al Roland Garros e altre due semifinali Slam a Parigi e agli US Open, 25 in doppio con il Career Grand Slam in coppia con Roberta Vinci, n.5 Wta nel 2013 (ora è 18). A fine aprile ha compiuto 29 anni ed è la normalità, intesa come valore e non come handicap, la sua forza. E' arrivata a Roma venerdì scorso: albergo nei pressi del Foro Italico e subito in campo ad allenarsi in attesa dell'esordio contro una qualificata.
 
Ricordi della finale del 2014?
«Ho vissuto emozioni difficili da raccontare. Le vittorie contro la Jankovic e la Li Na, due top ten, mi sono rimaste nel cuore insieme al calore unico del pubblico. Ascoltare i cori con il mio nome è stato da brividi, una sensazione unica. Peccato non aver potuto giocare al meglio la finale contro Serena a causa di un infortunio».
Il suo è stato un risultato straordinario: per un tennista italiano non è facile giocare a Roma…
«La pressione è tanta, questo è un torneo particolare per noi italiani e inoltre sulla terra rossa non è che se ne giochino tanti durante l'anno. Sbagliare qui fa più male che in altri appuntamenti. Il pubblico è unico, sta a noi infiammarlo regalando grandi sfide. Vincere a Roma è sempre speciale».

Anche perché poche città al mondo possono offrire scenari come il Foro Italico o Piazza del Popolo, dove si è tenuto il sorteggio dei tabelloni.
«Roma è con Sydney la città che amo di più. E' incantevole, peccato non aver tanto tempo per passeggiare lungo le strade del centro».

Il suo posto preferito?
«In una città come Roma è impossibile sceglierne uno. In questo periodo poi è incantevole».

Torniamo al torneo: aspettative?
«Non voglio farmi condizionare, come dico sempre penso a un match alla volta. Per ora c'è da affrontare l'esordio, poi vedremo giorno dopo giorno».

Obiettivi per questo 2016?
«L'importante è dare il massimo. A fine anno tirerò le somme. Restare al vertice non è semplice, i risultati dipendono pure dalle avversarie e nel circuito ci sono tante ragazze giovani competitive, il livello si è alzato. Penso alla Muguruza, alla Bencic, alla Pliskova, alla Keys».