Ibi16, Andy Murray si sente pronto: «Dopo Roma penserò all'allenatore»

Ibi16, Andy Murray si sente pronto: «Dopo Roma penserò all'allenatore»
di Carlo Santi
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Martedì 10 Maggio 2016, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 13:28

Andy Murray aspetta di scendere in campo, domani, contro il kazako Mikhail Kukushkin. Il tennista scozzese ha appena rotto il rapporto con Amélie Mauresmo.
Cosa è accaduto? Sperava di andare avanti più a lungo con lei?
«Sì. Alla fine dall’anno scorso abbiamo provato a far funzionare il nostro rapporto. Amélie era a Dubai, ma ha provato a stare vicino a me per un’altra stagione».
Avete cominciato bene il 2016 in Australia. Poi?
«Tra gli l’Australian Open e Roma abbiamo trascorso solo 10 giorni insieme. Abbiamo lavorato a Miami ma era difficile con la quantità di tempo necessario per svolgere il lavoro e quello che, invece, abbiamo trascorso. Il problema è stato questo. E’ un peccato, ma queste cose accadono».
La gente inevitabilmente ha dato un significato simbolico quando hai assunto Amélie come coach. Adesso che il rapporto è giunto al termine, pensa che l’idea di donne coach per gli uomini non possa funzionare?
«Penso che ha funzionato. Per due anni credo che i risultati che abbiamo avuto sono stati buoni. Forse, come ho detto, a meno che non vinca uno Slam, è così che la gente può giudicare se ha funzionato o meno. Ma al suo arrivo ero davvero in difficoltà. Non stavo facendo bene, la mia fiducia era bassa e stavo andando nella direzione sbagliata. Poi, quando è salita a bordo, i miei risultati sono cambiati».
 



Anche altri connubi, nel tennis, si sono rotti.
«Federer ha smesso con Stefan Edberg alla fine dello scorso anno, perché Stefan ha voluto trascorrere più tempo con la sua famiglia, non ha voluto spenderne così tanto in viaggio. Quindi, a mio parere, non ha niente a che fare la questione che Amélie è una donna. Penso che sia il caso di tanti ex giocatori. Serve tanto tempo per questo lavoro, se lo si fa bene e in modo corretto. Non è facile farlo per quattro, cinque anni di fila».
Non ha pensato di tentare di rimanere ancora con lei, magari fino a Wimbledon?
«Sì, abbiamo parlato di questo la scorsa settimana. Il problema è che la stessa cosa poteva accadere continuando, ossia il poco tempo a disposizione per lavorare. Così, dopo Wimbledon poteva accadere dopo gli US Open».
Sta pensando con chi sostituire Amélie e quali sono le qualità che cerca?
«Lendl mi ha aiutato molto sul lato mentale essendo in grado di parlare di cose soprattutto nelle partite più importanti, quando non avevo mai vinto uno Slam prima. Non ho davvero pensato troppo a un nuovo allenatore. Dalla scorso settimana ho giocato tutti i gironi a Madrid e poi sono venuto subito qui. Ma è qualcosa che parlerò con il mio team nelle prossime settimane per cercare qualcosa che funziona».
Lei vive sempre a Londra?
«Sì, vivo appena fuori Londra».
Ha già un parere sul nuovo sindaco?
«Non proprio».
Non proprio?
«No».
Lei adesso è numero 3 del mondo.
«So che sono sceso al numero 3, ma penso che sto a pari punti con Roger. Penso che sia giusto. E poi, sì, so che ha fatto la finale qui. Non so esattamente cosa devo fare per garantire di essere numero 2, ma non è essenziale. Non è la cosa più importante. Certo, sarebbe bello se potessi tornare ancora il numero 2, ma in questa settimana non devo preoccuparmi troppo di questo».
L’anno scorso è venuto qui da vincente di Madrid. Come si sente quest’anno?
«Mi sento bene. Ho preso una pausa e dopo Montecarlo per cinque, sei giorni, non ho fatto nulla. Sono contento di averlo fatto. Adesso devo cercare di adattarmi alle nuove condizioni e recuperare un po’ dalla scorsa settimana».
 

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