Rugby, fallimento Italia: per battere gli azzurri basta una piccola Scozia: 20-21

Rugby, fallimento Italia: per battere gli azzurri basta una piccola Scozia: 20-21
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 22 Febbraio 2014, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 16:58

Il pulsante dell’autodistruzione gli azzurri l’hanno spinto in avvio di ripresa, quando dovevano banalmente pensare solo all’Abc del rugby che sin l aveva permesso loro di stare davanti alla Scozia. Com’è amaro questo ko (20-21) rimediato mettendosi volontariamente all’angolo davanti a un avversario che si è rivelato quello che era: poca roba e, tra questa, disperazione più che gioco e tattica. Ma alla fine l’Italia ha ammucchiato in cassaforte ancora meno sostanze dopo avere in realtà dimostrato di avere i mezzi per comprarle. Inutile dimostrazione: gli scozzesi quasi non credevano al cambio di faccia dell’Italia tra il primo e il secondo tempo, quando si era andati al the con uno scenario fiabesco. Azzurri avanti 13-3, tutti i punti, compresa una magnifica meta, di Tommaso Allan, che appena l’anno scorzo guidava la Scozia under 20 alla vittoria contro gli azzurrini anche in quel caso segnando mete e trasformando calci.

C’era tutto, all’Olimpico, per continuare su questo tono: 66mila fedeli, la gara degli inni, il sole dopo il nubifragio, la festa al villaggio del terzo tempo. E in campo c’era una nazionale che pur senza brillare macinava gioco e concretizzava il possesso ancora una volta basato su una mischia solida. Incertezze invece in touche, qualche passaggio sbagliato fra i trequarti, però non c’era bisogno di strafare per tenere testa agli scozzesi che alla meta e ai due piazzati di Allan non avevano saputo replicare che con un calcio. Era la Scozia attesa, quella che finora aveva perso malamente due match, mentre gli azzurri (pure battuti anche loro nel primi turni) si erano issati un gradino più su.

C’era insomma da continuare così, calma e gesso. Invece ci siamo sgretolati come un grissino, poco alla volta, quasi per sentire più male, perché perdere così fa così male che non te lo dimentichi più.

Nemmeno se ti sbatti in testa 100 volte il cucchiaio di legno che si avvicina a grandi passi considerando che ci aspettano Irlanda e Inghilterra.

La prima linea ha ceduto una volta, due, tre. Gori ha perso lucidità e, di errore in errore, Dunbar è volato due volte in meta tra il 54’ e il 67’: 13-18. Sorpasso e terrore negli occhi degli azzurri, incredulità in tribuna dove le tante facce nuove (lo si è capito da come hanno cantato l’inno) attendono una vittoria più che di ascoltare le ballate del rugby.

Al 70’ una fiammata azzurra ha portato in meta Furno, con Orquera che trasformava: controsorpasso 20-18, ma continuava a tirare una brutta aria. Perché attendere di essere sotto nel punteggio per avere una reazione? A a pochi secondi dalla fine il drop di Weir ci ha messo definitivamente al tappeto senza nemmeno il bisogno di contarci. Serviva una prova di responsabilità da parte dell’Italia. Non l’abbiamo avuta.

Italia-Scozia 20-21 (p.t. 13-3)

Marcatori. Italia: 2 m. 39’ Allan 70’ Furno; 2 c.p. 13’ 31’ Allan; 2 tr. Allan e Orquera. Scozia: 2 m. 54’ 67’ Dunbar; 2 c.p. 24’ 46’ Laidlaw, 1 tr. Weir; 1 d. Weir

ITALIA: McLean; Esposito, Campagnaro, Garcia, Sarto; Allan (68' Orquera), Gori (63' Botes); Parisse (cap.), Barbieri (63' Derbyshire), Zanni (73' Bortolami); Furno, GeIdenhuys; Castrogiovanni (58' Cittadini), Ghiraldini (58' Giazzon), De Marchi (58' Aguero).

All. Jacques Brunel

SCOZIA: Hogg, Seymour (56' Evans), Dunbar, Scott, Lamont, Weir, Laidlaw (cap.) (63' Cusiter), Beattie, Fusaro (52' Denton), Wilson, Hamilton, Gray, Low (38' Cross), Lawson, Grant (59' Dickinson).

All. Scott Johnson

Arbitro: Walsh (Australia)

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