«Siamo riusciti a difendere bene – appoggia Gonzalo Garcia – ma non siamo stati in grado di imporre il gioco palla in mano che volevamo».
Mischia. I 66.271 dell'Olimpico si sono gustati (più o meno...) la sfida nella sfida tra i due pacchetti. E tra gli avanti, ma non solo, ha brillato un grandissimo Joshua Furno: 13 placcaggi (15 per Ghiraldini) e la meta dell'illusione prima del fatidico drop di Weir. «Ci aspettavamo questa fisicità dalla Scozia, ci aspettavamo un match difficile e così è stato. La mia meta? No, anche dopo la trasformazione di Orquera non abbiamo per nulla creduto di aver vinto».
A proposito di mischia, Alberto De Marchi la vede così: «Quando si perde è difficile trovare qualcosa da salvare e, comunque, anche se il drop di Weir fosse uscito non ne saremmo certo usciti da eroi». Poi, il pilone della Benetton Treviso svela un piccolo retroscena: «In mischia chiusa loro facevano spesso perno per girare. Scorretti? Può darsi, ma anche noi avremmo dovuto adattarci subito».
Squadra.Il capitano Sergio Parisse si complimenta sportivamente con gli avversari ma parla anche di «un approccio mentale che forse non è stato dei migliori». Ancora: «Negli spogliatoi, all'intervallo, ci siamo detti di non iniziare come contro la Francia e invece abbiamo offerto un altro black out. Dobbiamo riflettere su tante cose perché a questo livello non si può perdere così. Giusto accettare questo tipo di sconfitte, ma va riconosciuto grosso merito alla Scozia. Nel secondo tempo hanno giocato soltanto i nostri avversari».
In sostanza grosso quanto comprensibile rammarico poiché «la sensazione dal campo è che se avessimo difeso anche su 5 o 6 fasi di gioco l'importante sarebbe stato essere disciplinati per contenerli. Il problema è che, dall'altra parte, non abbiamo mai avuto l'opportunità per costruire 5 o 6 fasi in attacco. Tanti piccoli errori che non ci hanno permesso di attuare i movimenti in situazione di possesso che volevamo». E l'ombra del cucchiaio si allunga paurosamente.