Rugby, i trofei del Sei Nazioni
tra realtà e leggenda

La Coppa del Sei Nazioni dal 2015
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 27 Gennaio 2014, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 12:34
La prima volta che le quattro Home Unions (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda, quest'ultima nel rugby sempre unita) riuscirono a completare le sfide risale al 1883, ovvero 12 anni il primo match internazionale tra Scozia e Inghilterra a Edimburgo, il che fa del Championship il torneo per nazionali pi antico del mondo e la prossima edizione quella numero 122. LA PRIMA CLASSIFICA

Nel 1896 il Times pubblicò la prima classifica basata sui due punti per la vittoria e uno per il pareggio.



TRIPLE CROWN

Alle Unions della graduatoria non importava un granché: meglio contare le sterline degli incassi degli stadi, sempre pieni. Il primo trofeo virtuale a essere citato è la Triple Crown, la Triplice Corona, riservata alla squadra che batte le altre tre (Inghilterra 23, Galles 20, Scozia e Irlanda 10). Da qualche anno è stata materializzata con un piatto d'argento, utile a far sventolare i fiocchi con il nome dello sponsor.



CALCUTTA CUP Solo tra Inghilterra e Scozia è stata messa in palio fin dall'inizio la Calcutta Cup, una maxiteiera con tre sobri manici a forma di cobra, realizzata fondendo le rupie avanzate nella cassa del disciolto Calcutta football club nel 1877 (Inghilterra 64, Scozia 38).



GRAN SLAM



Quando nel 1910 venne ammessa la Francia (esclusa poi per professionismo dal 1931 al 1947) decollò il Grand Slam, altro trofeo virtuale riservato a chi vince tutte le partite (Inghilterra 12, Galles 11, Francia 9, Scozia 3, Irlanda 2). E', va da sé, quello più ambito.



LA COPPA DEL 1993 E LA COPPA DEL 2015

Nel 1993, su richiesta dello sponsor, fu realizzata una grande caffettiera d'argento con base a cinque lati. Anche in questo caso il cimelio serve per esibire i nastri griffati: nessuno ne sentiva la mancanza, come pure della classifica basata anche sulla differenza tra punti fatti/subiti, perché se adesso c'era la coppa ci doveva anche essere un solo vincitore, mentre prima pure le vittorie ex aequo erano motivo di vanto. A parte che la base della coppona si rivelò inadeguata quando già nel 2000 fu invitata l'Italia (i 5 lati dovettero essere rimodellati per aggiungerne uno) da allora capita anche che si giochi per arrivare a un certo punteggio, con calcoli che poco hanno a che fare con lo spirito del Torneo.



Il vulnus nel 2015 è stato sanato. Ecco la nuova Coppa del Sei Nazioni del rugby, tutta d'argento (ben 7 chilogrammi), realizzata dal mastro orafo Thomas Lyte, base esagonale e i manici placcati d'oro e soprattutto ornati con i nastri dello sponsor. Il trofeo, alto 75 centimetri, è stato presentato a Londra durante il "lancio" dell'edizione 2015 inizierà il 6 febbraio in notturna con Galles-Inghilterra per proseguire il giorno dopo con Italia-Irlanda. Per l'Italia c'erano il capitano Sergio Parisse e il ct Jacques Brunel. Dichiarazioni di prammatica e foto di tutti i capitani con quella coppa che tuttavia si avvita su una storia quantomeno anomala.



LE ANOMALIE



Il Torneo delle 4 poi 5 e infine 6 nazioni è il più antico del mondo: si gioca dal 1883 e per 110 anni ha messo in palio soltanto il più meraviglioso dei trofeo, l'orgoglio di vincere. Di più: magari vincere battendo tutte le altre rivali realizzando così il Grand Slam, anche in questo caso un titolo e non cimelio. Non si era infatti mai sentita l'esigenza, appunto per appena 110 anni, di esemplificare con una coppa o un piatto o un qualsiasi altro oggetto quella soddisfazione ineguagliabile della vittoria. Una stranezza tutta del rugby, ma davvero affascinante: che bisogno c'era di fondere la gloria - impalbabile, divina, eterea, immortale - del vincitore in un metallo, sia pure di qualche pregio?



Poi però il clamoroso e costante successo del Torneo ha richiamato gli sponsor e nel 1993, su richiesta di chi griffava le partite, fu realizzata una grande caffettiera d'argento con base a cinque lati. Un cimelio utilissimo per esibire i nastri con il nome dello sponsor: nessuno ne sentiva la mancanza, ma insomma, si sarebbe potuto anche accettare la coreografica novità se non fosse che l'arrivo di una coppa mandava a carte quarantotto l'essenza stessa del Torneo e del rugby.



Con il cimelio è infatti arrivata la classifica basata anche sulla differenza tra punti fatti/subiti, perché se adesso c'era la coppa ci doveva anche essere un solo vincitore, mentre prima pure le vittorie ex aequo erano motivo di vanto e di regale distinzione con gli altri sport. A parte che la base della coppona si rivelò inadeguata quando già nel 2000 fu invitata l'Italia (i 5 lati dovettero essere rimodellati per aggiungerne uno), da allora capita anche che si giochi per arrivare a un certo punteggio, con calcoli che poco hanno a che fare con lo spirito del Torneo. E con risultati a volte grotteschi come nell'edizione del 2001 (leggi qui la storia che imbarazzò il capitano dell'Inghilterra).



Con l'arrivo dell'Italia la base pentagonale di quella coppa del 1993 fu sistemata alla meglio trasformandola in esagonale e adesso, dopo averci pensato 15 anni, il passaggio successivo con una nuova coppa pensata fin dall'inizio per rappresentare i sei paesi del Torneo. Parere del tutto personale: al Torneo bastava, nella sua maestosa originalità, la Calcutta Cup contesa da Inghilterra e Scozia e per oltre un secolo unico cimelio concreto del Championship. Tutti gli altri trofei introdotti negli ultimi anni non hanno aggiunto un briciolo di fascino all'epopea del Sei Nazioni.



CUCCHIAIO DI LEGNO

Se c'è chi arriva primo-primo, dal 1993 c'è anche chi, per lo sponsor, arriva ultimo-ultimo e all'Italia, dal 2000, ciò è capitato 9 volte su 14. Il che non vuol dire che abbia «vinto» 9 cucchiai di legno perché il trofeo (ben presto solo virtuale) è stato assegnato fin dall’inizio, senza nemmeno darvi troppa importanza perché sempre di goliardia si trattava, alla squadra che ha perso tutte le partite. Le iniziali WS (Wooden Spoon) sono il contrario di SW, ovvero Senior Wrangler, ovvero il titolo che a Cambridge veniva assegnato allo studente che ha ottenuto i voti migliori in matematica nell’arco di tre anni. Secondo la tradizione è stato lo studente e ala inglese William Bolton a donare il cucchiaio, usato in un caseificio dei Grigioni in Svizzera, dove era stato in vacanza, ai giocatori dell’Irlanda che avevano perduto TUTTE le partite nell’edizione 1884. Qualche anno dopo del cucchiaione di persero le tracce a Londra, con uno scozzese fortemente sospettato di averlo fatto sparire, forse per portarlo in un castello delle isole Orcadi.



Ad ogni modo il sito web del Sei Nazioni assegna all'Italia 10 cucchiai, ma il sito web targato Rbs NON è il Sei Nazioni: è sempre una questione di sponsor. Così continua a valere, in uno sport di valori (sportivi) come il rugby, la prima tradizione durata 110 anni perché nessuno è andato a ricalcolare dal 1883 i risultati di tutti i match in base ai punti fatti/subiti per modificare la classifica di legno, ovvero Irlanda 16, Scozia 14, Francia e Inghilterra 7, Galles 6, Italia 5 (su questi numeri, ad eccezione dell’Italia, ultima arrivata, ci sono lievi discordanze nelle fonti perché alcune edizioni del torneo non sono state completate). E poi c'è il «corollario 1973» che spegne le deboli convinzioni moderniste: nel 1973 tutte e cinque le squadre arrivarono pari: due vittorie a testa. Tutte prime o tutte ultime? Provate a dire agli inglesi che dal 1993 devono mettere un cucchiaio in più nella credenza.



GLI ALTRI TROFEI

Altri trofei, ma di scarso appeal, sono il Millennium , assegnato dal 1988 a chi vince la sfida tra Inghilterra e Irlanda; il Centenary Quaich, riservato a Scozia e Irlanda e infine, dal 2006, tra Francia e Italia è in palio il trofeo Garibaldi, il cimelio più pesante del mondo. Fateci caso: nessuno lo porge al capitano, no, lo lasciano sul tavolo e che il rugbysta se lo ritiri da solo: credeteci, pure Castrogiovanni deve impegnarsi per alzarlo. È stato realizzato piegando a forma di ovale una trave di ferro da Jean-Pierre Rives, l'angelo biondo e leggendario capitano dei blues, è stato vinto 6 volte dalla Francia e due dall'Italia.
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