Rio 2016, Zaytsev da impazzire: la forza del cuore del Terribile Ivan

Ivan Zaytsev
di Gianluca Cordella
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Domenica 21 Agosto 2016, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 13:36
dal nostro inviato
RIO DE JANEIRO Nel 2009 Paolo Nicolai, argento a Rio con Daniele Lupo, vince in coppia con Matteo Varnier, il titolo di campione italiano di beach volley. Quel titolo, l'anno prima, l'aveva vinto Ivan Zaytsev. Ecco, se dopo il 2008 lo Zar non avesse sentito più che altro il richiamo dei palazzetti, probabilmente a Rio ci sarebbe arrivato lo stesso, magari per giocarsi una medaglia sulla sabbia. La vita, poi, è quella che le persone si scelgono e Ivan che il gelido dna russo ce l'ha ai due contro due sotto il sole finisce per preferire i sei contro sei indoor. Altro sport, altro percorso. Da predestinato, figlio di papà Viacheslav, colonna dell'Urss che ha dominato la pallavolo per un decennio. Transitò da Spoleto a fine anni 80, lì nacque Ivan. Zar quasi per definizione.

Ivan, il terribile. Quello che mette paura agli avversari «tirando lavatrici nella metà campo avversaria», come scrive qualcuno su internet. Ma anche Ivo, nome quasi da nerd affibbiatogli nello spogliatoio azzurro, il romanticone. Quello che corre in tribuna ad abbracciare e baciare la sua Ashling e che non perde tweet per ricordare al mondo quanto sia innamorato di lei. Praticamente Zaytsev è la bella e la bestia all'interno della stessa persona. Sui social, entrambi i profili vanno via come il pane. Piace Ivan il sensibile, che celebra la sua famiglia su Instagram, specie da quando c'è il piccolo Sasha, due anni. Fa letteralmente impazzire Ivan, il distruttore. Quello ammirato contro gli Stati Uniti e, in verità, in tutto il cammino olimpico della squadra di Blengini. E' diventato idolo di tutti dopo l'incredibile finale del quarto set contro gli americani. Una sequenza impressionante di ace oltre i 120 km/h che ha fatto proseliti anche tra i meno voraci di pallavolo e che, per la verità, non è così rara nella sua carriera. Ma per tutti, ormai, quella giocata è diventata il simbolo dell'Italvolley che corre verso il sogno dorato.

PERICOLO NUMERO UNO
Per altri, vedi i brasiliani, è diventata invece la proiezione di un incubo chiamato secondo posto. Tutti concordi nel sostenere che l'Italia ha battuto gli Stati Uniti nel momento in cui Zaytsev è entrato davvero nel match. D'accordo. Non soltanto per punti a terra e bordate varie, però. Ivan è anche un grosso fattore emotivo per il gruppo di Blengini. Il leader in grado di motivare i suoi con un urlo, di trascinare il pubblico, di smontare gli avversari con uno sguardo. Per le urla la torcida può attrezzarsi per coprirle. Per gli sguardi i brasiliani farebbero meglio a girarsi dall'altra parte.