dal nostro inviato
TOKYO «Non è tanto il caldo, quanto l’umidità…». In Italia è una frase fatta, declinata pure in decine e decine di sketch comici. Alle latitudini giapponesi diventa invece un problema, l’ennesimo di questi sfortunati Giochi. Intendiamoci: siamo su un piano ovviamente diverso dalla diffusione del Covid o dalle gaffe di politici e artisti che hanno complicato la vigilia delle Olimpiadi. Le condizioni meteo del Paese in questo periodo dell’anno sono ben note e, non a caso, ben prima che Tokyo 2020 si trasformasse in Tokyo 2021, le gare più faticose – la maratona e le prove di marcia – erano già state dislocate a Sapporo, 800 e passa chilometri a nord della capitale, che tra luglio e agosto ha una temperatura decisamente migliore. Ma non è bastato a evitare i problemi. Perché le temperature elevate di questi giorni, abbinate a un’umidità costantemente intorno al 60%, hanno prodotto quello che tutti avrebbero voluto evitare: polemiche e malori tra gli atleti. Prima vittima dell’afa è stata la russa Svetlana Gomboeva, svenuta durante le qualificazioni della gara femminile di tiro con l’arco. La 23enne arciera, in gara da indipendente per la squalifica di Mosca successiva all’uragano doping, è stata subito soccorsa. Prima di tutti sono scattati i medici della squadra italiana insieme con i colleghi americani. La ragazza si è ripresa nel giro di qualche minuto e, dopo le rassicurazioni ufficiali del team, sono arrivate anche le sue. «Va tutto bene, anche se ora ho un terribile mal di testa», ha detto prima di tornare al Villaggio olimpico con gli altri membri della squadra. Ma la sensazione è che si sia trattato solo del primo caso.
Mobilitazione collettiva
Paura che serpeggia soprattutto tra gli atleti stessi.
Stampa e tifosi
Tra l’altro il torneo di beach presenta anche problematiche organizzative: le sfide, al via oggi, sono in programma a flusso continuo dalle 9 alle 22. Insomma, chi dovrà giocare alle 12 sarà inevitabilmente penalizzato, a livello di sforzo, rispetto a chi potrà farlo a ora di cena.
Il meteo prevede ora qualche giornata di pioggia, ma il rischio è che dopo l’umidità possa essere ancora maggiore. L’organizzazione fa gli scongiuri. E lavora di fantasia. Per provare a dare un minimo refrigerio agli operatori dei media costretti alle file alle navette sotto il sole battente per spostarsi tra le venue di gara – il protocollo non dà la possibilità di spostarsi autonomamente con i mezzi pubblici o in taxi – in questi giorni sono stati installati dei condizionatori superpotenti. Che all’aria aperta, però, danno inevitabilmente beneficio sono nel momento in cui si transita davanti al bocchettone. Meglio erano stati attrezzati tutti i percorsi che avrebbero dovuto seguire i tifosi per entrare nei palazzetti e negli stadi, attrezzati con nebulizzatori in azione a ciclo continuo. Ironia della sorte, quelli che avrebbero potuto soffrire meno il caldo, a queste sfortunate Olimpiadi, non ci sono.
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