Alonso in pista per curare la Ferrari, per
loro è il Campionato più duro degli ultimi anni

Fernando Alonso, pochi sorrisi in Bahrain
di Giorgio Ursicino
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Martedì 8 Aprile 2014, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 12:27

ROMA - Spente le luci sulle nuove regole e sullo spauracchio dello scarso spettacolo, oggi si riaccendono i motori a Sakhir e si torna a parlare di assetti, carico, pneumatici e power unit. Le monoposto 2014, è ormai certo, rimarranno così. Il fantastico show di domenica ha dato buone armi al presidente della Federazione Jean Todt, alla Mercedes e a tutte le squadre spinte dalla cavalleria tedesca per sostenere che la nuova Formula è quella giusta: premia l’efficienza, alimenta la tecnologia e può anche mandare in delirio tifosi e appassionati.

Alla Ferrari non resta che rimboccarsi le maniche poiché il lavoro da fare è tanto e pure duro.

Lo sguardo di Alonso sotto i riflettori del Bahrain è apparso feroce. Ha tuonato che non mollerà nulla fino a che ci sarà una speranza e oggi è proprio lui che si infilerà nella F14T per collaudare le novità e cercare di fare qualche passo avanti. Per il campione spagnolo ormai non più giovanissimo è molto concreto lo spettro di un’altra stagione senza titolo, la quinta da quando è approdato a Maranello pieno di ambizioni e di speranze.

Anzi questo sembra proprio il Campionato peggiore da quando guida per il Cavallino. Solo nel 2011, infatti, non aveva mai vinto almeno una gara nelle prime tre disputate a conferma che la monoposto di quest’anno e più indietro nei confronti della concorrenza rispetto agli anni precedenti. E nel 2011 finì con Vettel a quasi 400 punti e Alonso staccato di circa 150. Con i due lunghi rettilinei la pista del Golfo era considerata ostica dalla truppa di Maranello, ma quanto hanno faticato Fernando e Kimi era difficile da immaginare.

I due hanno spinto, non si sono risparmiati, spesso sono arrivati uno dietro l’altro con tutte le ruote fumanti, ma la F14T sembrava quasi ferma. Come al solito le parole e il volto di Montezemolo hanno fotografato perfettamente la situazione. Per il Presidente la spedizione nell’Emirato è stata amarissima poiché, senza sbandieralo troppo, lui era uno di quelli che più sperava che il radicale cambio delle regole ponesse fine a quattro anni di supremazia della Red Bull, l’auto che grazie a Newey era riuscita ad interpretare meglio l’era dell’alto “carico” grazie ai flussi dei gas di scarico.

Invece niente, con la formula turbo i problemi sono aumentati, non si parla più solo di aerodinamica e sfruttamento delle gomme, le preoccupazioni arrivano dalla power unit che per di più è pure congelata (in teoria non si può sviluppare). A Sakhir la F14T le ha prese da Mercedes, Force India, Red Bull e Williams e fino a che sono rimaste in pista anche le McLaren sembravano più performanti. Il team campione del mondo, quindi, e le quattro scuderie motorizzate Mercedes.

Le Frecce d’Argento si sono confermate imbattibili, sembrano avere una potenza mostruosa, la scaricano bene a terra e recuperano più energia degli altri visto che il loro consumo è addirittura più basso: sul lungo rettilineo di Shanghai saranno un incubo per tutti. Ma le Stelle utilizzano molto meglio anche le gomme: Rosberg e Hamilton in Bahrain le hanno cambiate solo due volte rispetto alle tre dei ferraristi ma, al di là del distacco finale, hanno realizzato il loro giro veloce di quasi 3 secondi più rapido rispetto a Kimi e Fernando.

Negli ultimi 10 giri le Mercedes hanno dato 25 secondi di distacco a Perez e oltre 30 ad Alonso e Raikkonen. Fernando ha detto che sanno dove bisogna lavorare, forse dappertutto. Servono più cavalli, più velocità di punta, gli pneumatici vanno sfruttati meglio e, secondo Kimi, serve anche carico. La trazione meccanica appare scarsa in uscita dalle curve lente, mentre Fernando sostiene che la F14T si comporta dignitosamente nei lunghi curvoni in appoggio.