LE RAGIONI
Il Borussia sembra insomma una squadra ciclotimica, capace di alternare l’inciampo all’acrobazia. Certo è paradossale che fatichi nel proprio paese anziché sui palcoscenici europei. A stringere, le ragioni della tendenza altalenante sono due in sostanza. E coinvolgono la sfera psicologica e il ramo atletico. Perché il Borussia si sfalda sempre davanti alla prima difficoltà: basta un nulla, ad esempio un gol preso, e la squadra comincia a precipitare, ad avvitarsi senza remissione. E, ancora, non riesce a scindere gli impegni sotto il profilo mentale: la Champions è evidentemente un pensiero preponderante nella testa dei gialli e la Bundesliga viene scartata in suo favore in modo più o meno consapevole. Sul versante fisico, viceversa, Klopp ha calibrato una preparazione sul lungo periodo e, di riflesso, i calciatori adesso stentano a giocare tre partite in sequenza rapida. «Qui dobbiamo cambiare musica», ha avvertito l’allenatore. Al centro del guado, il nostro Ciro Immobile tenta di calarsi nel nuovo contesto fra un’apnea e un respiro. Una missione possibile ma non semplice, anche se Ciro ha già siglato due gol in campionato e altrettanti in Champions.
IL RINNOVAMENTO
Eppure la bontà del lavoro degli anni passati non può essere gettato al vento: per dirne una, il club ha fornito quattro elementi alla Germania campione in Brasile. E va certo ricordato che ora il Borussia vive un momento di rinnovamento, se non addirittura di rivoluzione. Klopp, si sa, ha allestito una delle più belle squadre dell’ultimo decennio, dimostratasi in grado di vincere il campionato nel 2011 e nel 2012, di raggiungere la finale della Champions nel 2013, e di acciuffare la seconda piazza nella Bundesliga 2013-14. Tutti abbiamo celebrato il Borussia, le imprese, la manovra, i metodi di Klopp. Un impulso fresco era però ormai divenuto necessario dopo stagioni di mirabilie: e il mercato della scorsa estate ha quindi modificato i tratti della rosa. I cicli, d’altronde, si aprono per chiudersi (Pep Guardiola dixit e docet).
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