C'è Real Madrid-Barcellona, la Spagna sceglie la sua regina

C'è Real Madrid-Barcellona, la Spagna sceglie la sua regina
di Benedetto Saccà
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Domenica 23 Aprile 2017, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Comunque vada, sarà un Clasico indimenticabile. Indelebile nei ricordi, cesellato nel cuore. Forse perfino ci si commuoverà, già, chi lo sa. Perché la storia non cambia mai: le emozioni si depositano sempre a strati per mesi e alla fine, non c'è verso, naufragano in un lago di lacrime. Ragionarne è impossibile, figuratevi, almeno per menti umane; parlarne, un martirio inaudito; riderne, via, un'assurdità balorda. E allora piangerne diventa la strada esatta per sciacquar via i colori forti dei sentimenti. Sì, il Gran Giorno è arrivato.

Campione d'Europa (e del mondo) in carica e appena atterrato felice e feroce nelle semifinali della Champions, il Real Madrid di Zinedine Zidane riceverà nel tempio laico del Bernabeu il tramortito Barcellona di Luis Enrique (ore 20.45, Fox Sports), caduto dal letto dei sogni europei contro la Juventus in appena una settimana, giusto il tempo di rotolare sull'orlo del fallimento, della conclusione di un'epoca, del tramonto di una leggenda. Era un mito che si specchiava nell'infinito, anzi nell'eterno, il Barça. Eppure. Eppure lo scenario si è rovesciato. Le ombre sono calate sul panorama blaugrana e già si intuisce un vago profumo di sipari calati e malinconici messaggi alla 007: «Bond, è tutto finito...».

A guardarlo bene, il quadro della Liga sembra un cruciverba facilitato. A sei giornate dal termine il Madrid ha giocato una gara di meno e comanda la classifica con un vantaggio di tre punti rispetto al Barcellona, secondo. Potenzialmente ha sei punti di margine; vincesse stasera decollerebbe a nove. Dunque, lo avrete vagamente intuito, il Clasico di oggi è anche, in effetti, soprattutto, la finalissima del campionato spagnolo di calcio. Una guerra stellare. Per poterla raccontare un giorno ai nipotini, è tornato disponibile anche Bale. Sottratti di controvoglia ai loro indecifrabili hobby, Leo Messi e Cristiano Ronaldo ieri si sono allenati felici, come si stessero riscaldando con gli amici per la partita di calciotto del giovedì. Siamo su galassie parallele, evidentemente. Ecco, a pensarci, adesso ad affiorare è una e una sola differenza tra i due signori assoluti del pallone: e riguarda il peso esercitato sulla rosa. Oggi d'altronde a Cristiano sarà chiesto di giocare con i compagni, mentre a Messi di giocare al posto dei compagni e in particolare di Neymar, squalificato ma comunque convocato (sbandamenti ormai a livelli di guardia). Perché in fondo il Real è un vaso che trabocca litri di perfezione; il Barça uno strano animalone che vive di istanti, di bagliore e di buio; capace di fidarsi di miraggi da deserto del Sahara.

Ieri sera le due squadre sono andate a dormire presto. Che poi in pochissimi abbiano preso sonno, va da sé. Quando leggerete questo articolo, probabilmente Zidane e Luis Enrique si saranno appena resi conto di aver passato una notte intera a indagare, analizzare, escogitare, soppesare strategie e tattiche da fantascienza. Più che dei tecnici dovremmo preoccuparci però per le coronarie degli 81 mila fortunati (fortunati?) tifosi che infiammeranno l'Estadio Santiago Bernabeu. Consumate dosi da reggimento cinese di camomille, valeriana, tisane. Scandagliati con evidenti affanni fondi di caffè, forme delle nuvole, voli di piccioni, di quaglie, di rondini, pure di aerei alla tormentata ricerca di un segno premonitore. Qualcuno ha cercato di sdrammatizzare, addirittura: «È la sfida più importante di sempre», scandiva ieri un sofferente supporter. Tentativo fallito. La follia deve aver raggiunto anche i più lucidi. Sì, si vede, il Gran Giorno è arrivato.