Il mercato finisce sotto accusa, i tifosi contestano, Ancelotti non è più così Real

Il mercato finisce sotto accusa, i tifosi contestano, Ancelotti non è più così Real
di Benedetto Saccà
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Lunedì 15 Settembre 2014, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 16:07
La tenera notte di Lisbona è lontana appena tre mesi e mezzo. Eppure, come nelle più imperscrutabili vicende della vita, lo scenario si è del tutto ribaltato: e proprio la fonte della felicità è diventata la ragione dello sconforto. Lo scorso 24 maggio, del resto, il Real Madrid di Ancelotti vinceva la Champions piegando l’Atletico Madrid di Simeone nel teatro dell’Estadio da Luz a capo di un derby palpitante. A voler setacciare quella serata, nessuno vi avrebbe mai trovato la minima traccia di quanto sarebbe accaduto solo qualche tempo più tardi. Il destino è arrivato però inesorabile: per l’esattezza l’altra sera, quando proprio l’Atletico di Simeone ha steso (2-1) il Madrid di Ancelotti al Bernabeu nella Liga, inchiodandolo così a una crisi montante. Fredda e inequivocabile vendetta. «Dove fa più male», il bel titolo di Marca. Il pubblico madridista, storicamente piuttosto esigente, si sa, stavolta ha perfino abbandonato ogni superbia e ha preso a contestare senza distinzioni: Ancelotti, Casillas, addirittura il presidente Perez. Tutti inquadrati nel mirino. «Florentino dimisión!», hanno invocato pochi irrefrenabili.



NUMERI DA PAURA

Banale ma esatto registrare che il Madrid è più il Madrid. Qualche cifra ci aiuta a capire: la squadra è 13esima in classifica dopo tre giornate, è reduce da due sconfitte in sequenza, ha già un distacco di sei punti rispetto al Barcellona capolista e, soprattutto, sabato non è riuscita a tentare neanche un tiro verso la porta biancorossa durante la ripresa. Non bastasse, la storiografia racconta che il Real non aveva mai perso due derby consecutivi di campionato in casa. E, fra l’altro, aver raccolto due sconfitte nei 270’ iniziali del torneo ha sempre negato il titolo ai madridisti. Ancelotti ora corre sul filo. «Ma non abbiamo problemi col modulo, piuttosto manchiamo di intensità», ha sussurrato sabato. Magari. D’altronde sappiamo che i trionfi hanno mille padri e le sconfitte neppure uno: il crollo verticale del Real Madrid ammanetta dunque ciascuna componente alle proprie responsabilità, dirigenza, allenatore e calciatori. E no, di sicuro non vale l’adagio: «Tutti colpevoli, nessun colpevole»: gli errori sono ripartiti in egual misura e a vicenda si sommano, di certo non si annullano. La società, specie il presidente Florentino Perez, ha il grande demerito di aver ceduto due elementi imprescindibili come Di Maria e Xabi Alonso all’ultimo sussulto del mercato estivo. D’accordo, James Rodriguez, Hernandez e Kroos sono planati a Madrid ma il saldo tecnico complessivo non pare bilanciato, è chiaro. Certi smantellamenti si pagano cari e, di riflesso, ecco i guai di Ancelotti. Il modulo dondola fra il 4-2-3-1, il 4-4-2 e 4-2-4, l’assetto è esposto a sbilanciamenti continui e l’equilibrio tra i reparti è ancora un’ipotesi. I giocatori, poi, recitano a soggetto, ognuno insegue misteriosi dettami strategici, e Cristiano Ronaldo, va detto, è l’unico che si spende al massimo per fendere le nebbie. L’unico. Non sarà stato un caso che, ieri, il Sunday Express abbia pubblicato l’indiscrezione di un Ronaldo orientato a lasciare Madrid.



IL FUTURO

Niente comunque è perduto. Anzi, il Real adesso è chiamato a ritrovare la convinzione negli insegnamenti dell’allenatore. Ancelotti dovrà ricevere però il necessario supporto del presidente, nonostante i due non siano mai entrati in assoluta sintonia. La sfida di Champions di domani col Basilea sarà il primo banco: il Bernabeu emetterà un nuovo verdetto.



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