VERONA - Tutto il fuoco nella coda. Segna Vojvoda, fin lì tra i più spenti. Gli risponde Dimarco, 5 gol più 5 assist in stagione, nell’orizzonte anche un possibile ritorno all’Inter. Agli atti, in riva all'Adige, un pareggio giusto. Verona più costante e Torino piccolo piccolo, aiutato dal Cagliari (vittoria a Benevento) più che da se stesso. Il Bentegodi indicava ai granata l’ascensore verso la salvezza. Il pari con l’Hellas è comunque un ritocco all’insù del margine sulla zona rossa: +4 rispetto al Benevento.
Il Torino per lunghi tratti è parso inchiodato sui pedali.
Nel Toro ha funzionato poco, vedi la catena destra, dove Vojvoda ha vinto il ballottaggio con Singo senza mai dare profondità al gioco. Senza Izzo, Milinkovic-Savic e Murru, Nicola ha dovuto chiedere gli straordinari all’altro motorino esterno, Ansaldi: suo l'assist per il gol di Vojvoda, com'era successo nel turno precedente col Parma. Nella ripresa il tecnico del Torino ha provato a ravvivare la mediana con Baselli e Lukic, e l'attacco con Bonazzoli, che il suo l'ha fatto. Ma è rimasta in mano ai gialloblù l’inerzia di una gara i cui numeri parlano di 6 parate di Sirigu, di cui due decisive, e 3 del croato Pandur, classe 2000, al debutto in A, bravo a fermare Bonazzoli sullo 0 a 0.
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Non solo ha tirato di più verso la porta, il Verona, ma è stato il suo solito impianto tattico, fondato su pressing e vie esterne, a convincere nel paragone con un Torino accesosi in transizione, quasi mai passando dai piedi di Verdi (sostituito). Tra le note positive per Nicola, la partita ordinata del giovane Buongiorno, alla settima da titolare in una difesa che contro il Milan non avrà Nkoulou, diffidato e ammonito. Quanto al Verona, in questo finale senza squilli spicca il grigio fatturato delle punte di ruolo: per Kalinic, frenato dagli infortuni, un gol in 843’ stagionali, Lasagna invece continua a dannarsi tanto ma finalizzare poco.
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