Uniti per la Pace, Sergio Conceiçao: «Mi piacerebbe allenare la Lazio. Che attacco con Felipe, Keita e Immobile»

Uniti per la Pace, Sergio Conceiçao: «Mi piacerebbe allenare la Lazio. Che attacco con Felipe, Keita e Immobile»
di Valerio Cassetta
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Martedì 11 Ottobre 2016, 21:28
Roma. Titolare della Lazio che vinse lo scudetto nel 2000, Sergio Conceiçao domani sera sarà presente all’evento “Uniti per la Pace”, partita a scopo beneficio promossa da Papa Francesco. Il portoghese, questo pomeriggio, presso l’Hotel Sheraton di Parco de’ Medici ha ricordato i bei momenti passati nella Capitale con l’augurio un giorno di allenare la Lazio. «È sempre un emozione tornare a Roma per un evento come questo - ha dichiarato l'ex centrocampista -. Ho il piacere di partecipare alla partita per la pace e contribuire a portare conforto alle famiglie terremotate».


Lazio. Tornare a Roma ha sempre un sapore particolare per il lusitano: «L’Olimpico mi fa ricordare gli anni meravigliosi con la Lazio con cui ho vinto uno scudetto e altri titoli. Ho nel cuore la tifoseria e i miei compagni». Compagno di squadra di mister Inzaghi, nell’anno del tricolore, Sergio ha ammesso: «Lui era un ragazzino, ma è cresciuto e sta facendo un buon lavoro. La Lazio è una squadra competitiva con giocatori interessanti. Felipe Anderson mi piace ma ci sono anche Keita e Immobile. Può fare bene la Lazio nonostante ci siano squadre forti come Juventus, Napoli e Roma». Avendo intrapreso la carriera da allenatore, anche Conceiçao culla il sogno di guidare la formazione capitolina: «Magari potessi allenare la Lazio ma adesso c’è Simone. Noi eravamo una squadra testarda e con carattere, volevamo sempre vincere. Non mi sorprende che gente come Simeone e Mancini poi siano diventati così bravi».

Portogallo. Infine, interpellato sul Portogallo campione d’Europa lo scorso luglio, Sergio ha detto: «Ha vinto non solo per merito di Cristiano Ronaldo. Il singolo può farti vincere la partita ma non la competizione. Noi eravamo una generazione fantastica, ma i fenomeni sono quelli di adesso che sono riusciti a vincere».