Simone Inzaghi, il palmares: superato José Mourinho tra gli allenatori interisti più vincenti

La marcia verso il ventesimo scudetto è trionfale

Simone Inzaghi, il palmares: superato José Mourinho tra gli allenatori interisti più vincenti
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Lunedì 22 Aprile 2024, 22:57 - Ultimo aggiornamento: 23:22

«Dove alleno io aumentano i ricavi e si vincono trofei». Simone Inzaghi lo aveva detto, nel settembre 2022, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe e per allontanare etichette poco simpatiche sul suo conto. D'altronde, dopo lo scudetto gettato al vento nel 2021/22 nel testa a testa col Milan, nel mondo Inter erano non pochi a voler salutare il tecnico piacentino. E anche durante il difficile 2022/23, le 12 sconfitte in campionato avevano rimesso in bilico il futuro di Inzaghi sulla panchina nerazzurra. Poi, però, la storia per l'allenatore è cambiata grazie soprattutto all'impresa sfiorata in Champions League nella finale contro il Manchester City.

La rivincita

Una sconfitta che ha rilanciato le ambizioni sia dell'ex Lazio sia della squadra, un ko che è stata la benzina per arrivare al trionfo che è valso lo scudetto numero venti e la conseguente seconda stella. Un tricolore che profuma quindi di rivincita, per Inzaghi. Rivincita verso i detrattori, certo, ma anche rivincita personale. D'altronde, in lotta per lo scudetto lui c'era già stato anche prima dell'Inter, con la Lazio nella stagione 2019/20, quella fermata dal Covid e dal lockdown. Al momento dello stop a marzo, dopo 26 giornate, i biancocelesti erano a -1 dalla Juve capolista, salvo crollare alla ripresa a giugno, arrivando poi solo quarti seppur a 5 punti di distacco dai bianconeri scudettati. Anche in quella occasione il mirino finì su Inzaghi, per molti allenatore più da gara secca che da campionato; il rimprovero era non riuscire a tenere alta l'attenzione del gruppo per una intera stagione.

L'addio alla Lazio

Poi arrivò l'addio alla Lazio, burrascoso tanto quanto il suo esordio in panchina tra i grandi (era scelto all'ultimo per sostituire Bielsa dopo il rifiuto dell'argentino), e lo sbarco all'Inter, con l'ingrato compito di sostituire Conte, fresco di scudetto e di fuga da Milano. L'unica cosa in comune con il predecessore è il modulo, il 3-5-2 a cui né uno né l'altro fanno a meno se non in situazioni di emergenza. Ma è l'interpretazione che è totalmente diversa: fisica e aggressiva quella di Conte, tecnica e più libera quella di Inzaghi.

La grande differenza, però, è nella rosa a disposizione. Inzaghi nella sua prima stagione non vede nemmeno Hakimi, ceduto a fine giugno al Psg, e poi oltre a perdere Eriksen dopo i problemi al cuore saluta anche Lukaku, che scappa al Chelsea. Certo, poi trova Dumfries, Calhanoglu e Dzeko, ma non è la stessa cosa: eppure va vicino allo scudetto e fa un figurone in Champions, uscendo dopo una doppia sfida equilibrata col Liverpool.

La rosa

Nell'estate 22 ritrova Lukaku, pesca Onana e va sul sicuro con Acerbi-Mkhitaryan: in campionato va subito in affanno allontanandosi dal Napoli poi campione, perde 12 volte ma alla fine riesce ad entrare tra le prime quattro, ma il capolavoro è in Champions, dove viene sconfitto solo in finale dal City di Guardiola dopo aver eliminato il Milan nel derby in semifinale. Si arriva così all'estate 2023, caratterizzata dal tira e molla Lukaku, che alla fine non torna a Milano ma si accasa alla Roma. Inzaghi oltre al belga perde anche Onana, Skriniar, Brozovic e Dzeko ma non fa una piega, sostituendoli coi vari Sommer, Pavard, Frattesi, Arnautovic e Thuram. Cambiano i protagonisti, ma non l'interpretazione, che anzi si fa ancora più solida e convincente: l'Inter gioca e vince, mostra il suo lato migliore nel tiki-taka inzaghiano, alternando palleggio fin dal portiere a giocate in verticale che esaltano non solo il rendimento dei giocatori ma soprattutto il pubblico di San Siro, che si spella le mani per applaudire i nerazzurri. La marcia verso il ventesimo scudetto è così trionfale, passando anche dallo storico derby che vale la matematica certezza. Inzaghi entra nella storia cucendo sul petto dell'Inter la seconda stella, il suo sesto trofeo a Milano che gli fa superare un certo José Mourinho tra gli allenatori interisti più vincenti, portandosi a -1 da Mancini ed Herrera. E anche restituendo un «torto» fatto al mondo Inter da calciatore, visto che era in campo il 5 maggio 2002 con la maglia Lazio, quando i nerazzurri crollarono (anche per un gol dello stesso piacentino nel 4-2 finale) ad un passo dal traguardo scudetto. Oltre 20 anni dopo, Inzaghi ora entra definitivamente nella storia dell'Inter. Stavolta dalla parte giusta.

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