Ranieri: «La serie A ha perso qualche talento, ma lo show è garantito»

Claudio Ranieri
di Andrea Sorrentino
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Sabato 21 Agosto 2021, 07:30

Esclusi i presenti, quest’anno in serie A ci sono i migliori allenatori del regno. «Sono tornati tutti. Mi dispiace solo che manchino Conte e Gattuso. Saremmo stati al completo».
Mister, non dimentica nessuno?
«Ah, dice Ancelotti? Dice che Carlo non si abbassa più al nostro livello dato che allena il Real? Ma no, tornerà pure lui».
No parlavamo di lei, King Claudio Ranieri, 1193 panchine tra i professionisti, e fanno 1299 compresi gli esordi in D e in C. Manca anche lei. Se uno come Ranieri non è tra i migliori allenatori italiani degli ultimi 30 anni, ci dica chi deve esserlo.
«Io per adesso aspetto, salto questo giro ma rimango vigile, diciamo che guardo le cose dall’alto. Non so se sono tra i migliori, per questi giudizi ci siete voi della critica, io sono solo un allenatore che cerca di far funzionare una squadra. Non so nemmeno quante panchine ho in carriera, ricordo che anni fa in Premier League proprio con Ancelotti ne festeggiammo 1000, nella stessa stagione, sa questi calcoli che fanno gli inglesi… Ma io non le ho mai contate. Lo farò alla fine quando smetterò. Inizio adesso a fare l’allenatore, non lo sa?» (segue splendida tipica risata ranieresca).
Fare l’allenatore è un brivido, una vertigine, una droga?
«E’ quell’adrenalina che ti fa sentire vivo. Avere la responsabilità di un gruppo, entrarci in connessione, e la soddisfazione di vedere che la domenica succede quello che hai preparato. Grandi emozioni. Ringrazio Dio della carriera che sto facendo».
Per ora da spettatore, è d’accordo che sarà una serie A equilibrata?
«Si prepara una stagione molto interessante. Allegri, Spalletti, Sarri e Mourinho, con il loro pedigree, daranno per forza qualcosa in più alle loro squadre. Sicuramente il campionato perde qualcosa perché sono partiti alcuni dei migliori giocatori, ma certi allenatori sanno sopperire alle mancanze. Prevedo incertezza, con le sette sorelle che dovranno entrare nell’imbuto delle prime 4, e sarà spettacolo».
Chi è il più bravo dei sette?
«Ah non cominciamo, non ci casco. Sono tutti bravi. Anzi il più bravo è quello che vince».
Quindi Allegri migliorerà senz’altro la Juve perché Pirlo aveva fatto così male?
«Secondo me Pirlo non ha affatto fallito la stagione. Poi se uno prende Pirlo e pensa di vincere subito il campionato, non saprei cosa dire...».
Inzaghi all’Inter non si è preso una bella rogna?
«Simone deve fare un buon campionato come già gli è capitato alla Lazio, dovrà tenere l’Inter nelle prime 4 e condurla a un percorso in Champions, penso gli si chieda questo, e può riuscirci. Poi è chiaro che a Milano si alza l’asticella, ma insomma quando uno fa l’allenatore vuole misurarsi, competere, elevare il livello, no? Sennò, che rimani sempre dentro casa?».
Lei di sicuro no, mister. E delle romane che ci dice?
«Che tutte e due lotteranno per entrare in Champions e penso sarà una bella stagione. Un allenatore non deve solo saper comandare ma anche aiutare e gestire i propri giocatori, entrare nella loro testa e convincerli a venirti dietro. Poi deve avere sintonia ed empatia con l’ambiente. Mourinho e Sarri tutto questo lavoro lo sanno fare benissimo. E il loro duello a Roma sarà un altro motivo di spettacolo della stagione».
Lei che ha allenato a Roma e in decine di altri luoghi, pensa che la Capitale sia un posto assurdamente difficile, peggiore di tanti altri, o è un po’ una leggenda?
«Mah, sarà che è casa mia… ma non mi è mai sembrato di lavorare in un posto così assurdo. Ogni ambiente ha i suoi umori e le sue difficoltà. Devi saperti connettere. In ogni squadra affronti mille problematiche al giorno e devi essere bravo a cavartela, rimanendo collegato con lo spirito del posto, i tifosi, la società, i giocatori, tutti».
A Genova ha incrociato da avversario Shomurodov, che ne pensa?
«Mi piace molto. Segna, lavora per i compagni, attacca lo spazio e ha un controllo di palla in velocità notevole. Molto bravo. Anche Abraham ha grossissime qualità, mi auguro si ambienti subito».
Le piacerebbe essere nei panni di un Pochettino, con tutte quelle stelle da gestire al Psg?
«Ma certo. Ogni allenatore ama guidare squadre più grandi possibili, è il senso della sfida di cui le parlavo. E’ un piacere dirigere squadre simili. Dice, e come li metti d’accordo tutti quegli assi? Ma guardate che i campioni veri, e nel Psg ce ne sono tanti, sono persone intelligenti e vogliono solo vincere, sanno fare corpo unico per far andare bene le cose. Certo magari alla fine paga l’allenatore se le cose vanno male, ma pagano anche i campioni, a cui le sconfitte non piacciono affatto».
Lei ci riuscirebbe a giocare con Mbappé-Messi-Neymar e ad avere equilibrio tattico?
«Mi piacerebbe eccome. Datemeli, fatemeli provare va» (segue altra risata ranieresca).
Insomma a tra quanto, su una panchina?
«Inutile fare previsioni, dove ci sarà un progetto che mi stimola io andrò.

E’ stato sempre così. Mi sento allenatore internazionale, quindi sono aperto a club stranieri, anche se non fuori dall’Europa. Mia moglie? Mi dice “ma quando smetti?”, ahah. Ma tanto lei verrebbe con me, come sempre. Ne ha fatti, di traslochi».

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