Roma, Monchi: «Non ho la bacchetta magica, ma sul mercato sono convinto di avere ragione»

Roma, Monchi: «Non ho la bacchetta magica, ma sul mercato sono convinto di avere ragione»
di Gianluca Lengua
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Martedì 1 Gennaio 2019, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 13:30
Direttore sportivo della Roma da quasi due anni, Monchi è l’uomo più discusso nella Roma dopo il mercato estivo. Molti tifosi lo accusano di aver ceduto pezzi pregiati per acquistare giocatori che non hanno rispettato le aspettative: «Tutti aspettano che prenda tre o quattro giocatori e che diventeranno importanti. Invece per me il mercato di gennaio non cambia tanto una squadra, è per cambiare delle piccole cose. Se bisogna fare 4 o 5 acquisti, vuol dire che qualcosa si è sbagliato nel mercato d’estate», ha detto il ds in un’intervista a Sky. Monchi ha raccolto il testimone lasciato da Sabatini cambiando il modo di approcciarsi al mercato della Roma: «Mai prendo un giocatore che non vuole l’allenatore e mai prendo un giocatore che vuole l’allenatore e non voglio io, perché tutto deve essere condiviso. Io sono il più esigente di tutti con me stesso. Dico sempre che il direttore sportivo deve avere 3-4 caratteristiche e una di queste è capire quando sbaglia e imparare da quello che ha sbagliato. Ogni giorno provo a dire: “Dove ha sbagliato Monchi?”. Io non mi nascondo mai, metto sempre la faccia, perché credo sia giusto così. Ho la fortuna, qui a Roma e a Siviglia, di lavorare con autonomia. Quindi, se sbaglio, sbaglio io. Pallotta mi ha detto: “Questa è la tua squadra, questa è la tua Roma, tu devi fare questo"».

IL RAPPORTO CON I TIFOSI
Non è facile il rapporto con i tifosi della Roma che chiedono con forza un trofeo che non arriva nella Capitale da 10 anni: «I tifosi della Roma hanno tutti ragione, ma il tifoso ha sempre ragione, solo che quelli della Roma di più, perché quando uno tifa una squadra come la Roma deve vincere qualcosa. Non sono venuto qui per vendere, ma a fare il mio lavoro e il mio lavoro era sistemare i numeri. Piano, piano l’anno scorso abbiamo sistemato più o meno i numeri e abbiamo fatto delle vendite normali, quelle che io ho pensato essere buone per la Società. Non ho la bacchetta magica, quello che ho fatto, l’ho fatto sempre nella stesa forma, lavorando con i giovani, ma anche con i giocatori che già sono fatti. So che il tempo nel calcio a volte non arriva mai, ma sono convinto di avere ragione».

IL LAVORO DI DS
Monchi ha una fitta rete di osservatori e collaboratori con cui valutare e scegliere i calciatori che poi porterà in giallorosso: «In una prima parte dell’anno raccogliamo una visione generale, poi cominciamo a segnalare il giocatore, ma lo vediamo tante volte, tra le 6 e le 12. Io sono un difensore della tv, perché credo che la prima impressione debba essere così, altrimenti dovresti avere 500 scout. Poi, una volta che capisci che un giocatore potrebbe avere certe caratteristiche, devi sempre andare a vederlo dal vivo». Sono molte le differenze tra fare mercato in Spagna e in Italia: «Qui si lavora in una vetrina, esce ed escono tutte le notizie, è difficile e per me è stato il cambiamento più grande. In Spagna il mercato è importante, ma non diventa una notizia continua. Qui è una notizia non solo ad agosto o a luglio, ma a settembre, ottobre, novembre…». 
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