Roma, cessione del club in stand by: Friedkin frena, spunta Cvc. Pallotta pretende
45 milioni in più

Roma, cessione del club in stand by: Friedkin frena, spunta Cvc
di Rosario Dimito
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 07:40

Sotto l’albero di Natale della Roma Calcio non ci sarà lo scambio del panettone tra James Pallotta e Dan Friedkin. Una distanza di 50 milioni di dollari (circa 45 milioni di euro), secondo quanto risulta a Il Messaggero, sta facendo fallire il negoziato fra l’uomo della Toyota negli Stati Uniti e il finanziere di Stoneham (Massachusetts, Stati Uniti) azionista di maggioranza tramite Raptor, un hedge fund attivo in tante operazioni finanziarie, della Roma Calcio.

Nelle trattative fra imprenditori privati, 50 milioni di dollari sono un oceano rispetto alla stessa somma sul tavolo negoziale nel mondo della finanza bancaria. I tifosi giallorossi non disperino, l’advisor del club (Goldman Sachs) ha sempre mantenuto in piedi due canali negoziali: quello con il signor Toyota e la procedura di vendita dove, dalle 21 manifestazioni di interesse iniziali, adesso ne sono rimaste 4-5, tra cui quella del fondo londinese Cvc, molto attivo e conosciuto in Italia: a maggio 2016 ha rilevato la Sisal e, a giugno 2018, la maggioranza dell’azienda farmaceutica Recordati, pagandola circa 3,5 miliardi compresa l’Opa. 

Oltre a Cvc, sul dossier Roma ci sarebbero altri fondi di investimento tutti esteri, tra cui un paio americani specializzati nell’entertainment. C’è da dire che se, come è ormai quasi certo, dovesse franare il negoziato Pallotta-Friedkin, e gli altri pretendenti avessero bisogno di più tempo, non potendosi definire il cambio della guardia entro Capodanno, il mercato di gennaio sarà gestito ancora da Pallotta. Ed eventuali nuovi azionisti, a quel punto, si potrebbero materializzare almeno a metà anno. 

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Dunque, è ormai compromessa la possibilità che, nonostante la Roma sia al quarto posto in classifica, si possa registrare una svolta negli assetti proprietari? Qualche giorno fa ci sarebbe stato l’ultimo contatto fra le parti, presenti gli advisor. Pallotta, assistito da Goldman Sachs, non si muove da una richiesta lorda di 800 milioni, comprensiva dei 272 milioni di debiti con la banca americana (ad agosto è stata frazionata l’esposizione con un bond da 275 milioni presso una platea di investitori), Friedkin vuole spingersi al massimo fino a 750 milioni. Prendere o lasciare, senza contare l’incognita dello stadio.

Adesso che la complicata vicenda dei terreni di Tor di Valle di proprietà di Luca Parnasi - che sembrava potesse sbloccarsi ieri, nell’aula del tribunale fallimentare dove si discuteva del crac di Parsitalia con l’arrivo del magnate ceco Radovan Vitek, patron del gruppo Cpi - si allunga di un altro mese, tutto questo non contribuisce a facilitare la trattativa.

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Fermo sull’offerta di 750 milioni di dollari lordi, Friedkin che è affiancato da JpMorgan, sarebbe disposto a negoziare sulle tecnicalità dell’aumento di capitale da 150 milioni da fare entro il 2021, dei quali 130 milioni è la quota parte del socio di controllo Si consideri che Pallotta non venderebbe tutto il 75%, ma vorrebbe restare - per affezione - con un 15% senza però volersi occupare della gestione a tempo pieno (rimarrebbe però in cda): Friedkin quindi avrebbe rilevato il 60%. Niente svolta. Sotto l’albero ci sarà sempre l’uomo che da otto anni governa la squadra giallorossa senza titoli vinti.
 

 

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