Roma, non è un buon segno se il destino è affidato a Perez e Peres

Roma, non è un buon segno se il destino è affidato a Perez e Peres
di Alessandro Angeloni
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Venerdì 7 Febbraio 2020, 23:12
Se un ragazzino che arriva da Barcellona, appare come un piccolo marziano, due sono le questioni: o quel ragazzino è un fenomeno oppure tutti gli altri sono una banda di improvvisatori. Di mestieranti, o semplicemente di inadeguati. Questo è il quadro, al quale va aggiunta la nota di colore Peres, che fino a poco tempo fa era un desaparecidos, sperduto nei meandri del campionato brasiliano, e oggi il primo cambio per il povero Fonseca, sei mesi a Roma e già invecchiato di vent’anni. Perez e Peres, il futuro ha la variabile in una consonante, il destino della Roma è aggrappato a questi due giocatori quasi omonimi e di fatto due rinforzi dell’ultimo mercato. Oggi pure compagni di fascia oltreché di sventura. Perché la squadra di Fonseca in questo momento sembra la copia della peggiore di Di Francesco, quella che pian piano è affondata sui piedi di Ranieri. Poche colpe aveva Eusebio, forse (diciamo ancora così) poche ne ha Paulo, manca solo un altro Ranieri e la storia si ripete. Entrambi accomunati da un destino legato ai rinforzi di mercato chiesti e non ottenuti. Le colpe degli allenatori si abbattono su altri allenatori, quelle dei dirigenti si trasmettano su altri dirigenti. Cambia tutto per non cambiare niente. E la povera Roma è lì, che prova a non affondare per l’ennesima volta, aggrappata, lei a Perez e Peres.
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