De Sanctis, sette gol da dimenticare:
da una notte amara allo scudetto

De Sanctis, sette gol da dimenticare: da una notte amara allo scudetto
di Alessandro Angeloni
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Martedì 21 Ottobre 2014, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 01:01
Adesso vagli a dire che non è solo colpa sua; vagli a far capire che da certe botte ci si rialza e che quelle sette bordate lanciate dal Bayern evaporeranno nel nulla e che la vita è fatta di altre gioie. Vallo a spiegare, lo spieghi anche e uno normale potrebbe pure capirlo. Non Morgan De Sacntis, che ha sempre la testa che gli frulla, che cerca sempre un perché nelle cose, che magari lo porterà a fare mea culpa davanti a tutti. E forse, dietro questa notte, i perché non ci sono. E' andata così, basta. Morgan alza la testa e vede nero, la riabbassa e il nero non si sbiadisce, dall'altra parte c'è Neuer che illumina d'immenso tutto.



Il nero resta, è lo stesso colore della sua maglia. Nera come la serata che è finita tra le bambole tedesche; nera come la notte di Manchester che ha vissuto il suo collega Doni ben sette anni fa. Sette, sempre sette, un numero che non tradisce o forse ormai tradisce solo negatività. Sette gol non si dimenticano così, andando a dormire e rialzarsi con l'idea che, come sostiene Garcia, vincerai lo scudetto. No. O forse quei sette fischi si dimenticheranno proprio quel giorno, ma quel giorno, oggi, è troppo lontano, ma Morgan, e non solo lui, da ora in poi farà in modo che arrivi presto.



Sette gol che si potevano evitare, ma come si fa a evitare sette gol? E anche ammesso, cosa sarebbe cambiato seppur ne avesse evitati due o tre? Nulla. La sconfitta non è solo colpa di De Sanctis, questo deve essere evidente, ma lui la penserà diversamente perché in queste situazioni esce l'uomo e tutte le sue responsabilità e solo così, nel tempo, si dimenticheranno certi disastri e micro drammi.



Ma il portiere della Roma del 21 ottobre 2014, cioè della amara notte dell'Olimpico, se lo ricorderanno tutti: Morgan De Sanctis. Perché il portiere è sempre solo, si sa, nel bene e nel male. E' stato così anche per Doni, 10 aprile 2007, all'Old Trafford. Un incubo che si tramanda, di portiere in portiere. Che sì è solo ma non sempre deve essere abbandonato. Morgan, sette gol, non li ha mai presi in carriera.



La più grande imbarcata l'ha subita quando ancora era un giovanotto e, ironia della sorte, contro la Lazio e sempre qui all'Olimpico: Lazio-Udinese 5-0, 12 novembre 2006, doppiette di Rocchi e Mauri e Oddo. Otto anni dopo, ormai a fine carriera, c'è ricascato. Domattina, quando Morgan e tutti i suoi compagni si sveglieranno dall'incubo, non troveranno a Trigoria i tifosi della Roma arrabbiati e con il coltello tra i denti, non vedranno gente che, come nel dopo Manchester, porterà carote per ricordare che quella dell'Old Trafford era una squadra fatta da conigli, ma non si troveranno davanti nessuno oppure soltanto gente che gli vuole bene e li aiuterà a dimenticare in fretta.



E in più, dopo la batosta contro Cristiano Ronaldo e Scholes, la Roma affrontò la Sampdoria e vinse tre a zero; stavolta c'è ancora la Samp. Chissà, un segnale del destino. "Che sarà, sarà..." cantavano i tifosi una trentina di anni fa dopo una sconfitta amara con il Bayern in casa, stavolta dalla Sud è stata intonata una musica meno malinconica, "vinceremo il tricolor". Chiaro, no?



«L’unico aspetto positivo di questa serata è stato il comportamento del nostro pubblico, encomiabile. Una partita che si è messa subito in salita e che dopo 30 minuti si era già chiusa. Il nostro tifoso è invece rimasto a sostenerci e non possiamo fare altro che ringraziare, è stata una dimostrazione di orgoglio e vicinanza che ci terremo stretta e conserveremo con orgoglio per il resto della stagione»



IL PERCHE' DEL CROLLO

«Diciamo che vanno associati i demeriti nostri e i grandi meriti di una delle squadra più forti d’europa, una delle 3-4 squadre più attrezzate per arrivare in fondo a questa competizione. Bisognava fare qualcosa di diverso e non ci siamo riusciti già da subito, questo nelle proporzioni ha determinato una sconfitta ingiustificabile. Il nostro cammino fino a qualche ora fa è stato un cammino di prestazioni importanti e fatto di certezze. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, si può perdere ma non così. C’è differenza con il Bayern Monaco ma non così tanto. Siamo convinti di poter fare meglio ma tutto questo passerà per il campo. E’ colpa nostra nel senso che bisogna prendersi le responsabilità tutti insieme. Il mister è una persona di responsabilità e carisma e non mi sorprendono le sue parole. Il plurale maiestatis è d’obbligo»



L'INTERVISTA ANTI-JUVE

«Non mi sottrarrò in futuro a dire nuovamente il mio pensiero, che è quello. L’articolo è stato scritto benissimo, non faccio marcia indietro, ma in questa serata non è opportuno tornare su quel discorso. Il mio riferimento, ed era chiarissimo nonostante le strumentalizzazioni di chi vuole continuare a fare un tipo di politica, era riferito alla gestione della vittoria, non a come si perde una partita. Mi sembra inopportuno parlare di Juve-Roma dopo aver perso 7-1. Io da giocatore titolare della Roma e dei più anziani, ci metto la faccia e ringrazio i tifosi per la vicinanza. Non è opportuno riaprire il discorso, ma ci tornerò su quel discorso, state tranquilli. Non era stato per la sconfitta il mio appunto, ma per la gestione della vittoria di parte di qualcuno dopo Juve-Roma».

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