River-Boca, il Superclasico senza fine nel Paese dei paradossi

River-Boca, il Superclasico senza fine nel Paese dei paradossi
di Marco Ciriello
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Lunedì 26 Novembre 2018, 09:35
La palla non vuole saperne di rotolare al Monumental tra i piedi dei calciatori del River Plate e quelli del Boca Juniors. Dopo l’uragano, gli incidenti, il rinvio a un tempo migliore. Quando entrambe le squadre saranno nella stessa condizione. La più temibile delle soluzioni, ma anche quella con più costruzione romanzesca. Perché nell’attesa si produrrà epica, mentre si è sfasciata la magia. Nel paese dei paradossi, niente come questa partita restituisce quanto tutto nasca e viva in bilico tra violenza e stupore, bordeggiando la leggenda mentre si soccombe. È già la partita più lunga del mondo, al carico del doppio incontro – ultima volta di una formula pensata per generare narrazione, come se la Copa Libertadores con le sue squadre ne avesse bisogno – si è aggiunta la straordinarietà, tipica dei racconti di Osvaldo Soriano, che aveva immaginato “Il rigore più lungo del mondo”, ma ora si vede scavalcato: in finzione, dramma e persino comicità. Con violenza e sotterfugi, dove lacrime e risate si mischiano senza morale. Quello che poteva essere pensato in provincia viene riscritto nel campo più grande e al livello più alto. La letteratura fantastica perde la sua partita con la cronaca, ritrovandosi l’impensabile davanti agli occhi, nemmeno quelli di tutti, per dire il capitano del Boca Pablo Pérez è bendato al momento per un colpo alla cornea, proprio come se avesse giocato una partita su uno sperduto campo della Patagonia e non al centro di Buenos Aires, nello stadio dove l’Argentina vinse un mondiale e dove è scomparsa una partita.
IL MATCH SPARITO
Per due volte si è cercato di giocarla, ma niente da fare, anche qua dribblando un racconto di Bustos Domecq – il nome di gioco di due scrittori come Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges – “Esse est percipi”, dove si immaginava che il Monumental fosse scomparso. L’Argentina ha fatto di meglio: ha fatto sparire il match. Il fatto stesso che il presidente del River, Rodolfo D’Onofrio, e quello del Boca, Daniel Angelici, andranno in Paraguay, a cercare un giorno per giocare finalmente questa gara, sembra un accordo di pace dopo una guerra. Lo stadio pieno di gente e i calciatori altrove racconta proprio di una guerra persa: quella del calcio contro la violenza. Se è vero che la palla va e viene, nel bene e nel male, è anche vero che non riuscire a giocare la più importante delle partite del calcio di club argentino, è una andata a monte dell’epica che lo caratterizza, seppur rimpolpando la letteratura che lo consola.
 
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