Mica male l’Austria, si pensava peggio. E invece eccola qua, wunderbar. Ci sarà da sudare per l’Italia a Wembley, contro una nazionale di forte impronta tedesca con 20 giocatori su 26 dalla Bundesliga, dove si corre parecchio e spesso con scatti rabbiosi in contropiede breve. Proteggere le spalle sarà una necessità. E’ la nostra quarta avversaria di fila in maglia biancorossa. Mai incrociati agli Europei, li abbiamo sempre battuti ai Mondiali, l’ultima nel 1998, una volta pure nella finale olimpica del 1936, e gli abbiamo sempre segnato coi nostri attaccanti celebri: Annibale Frossi, Paolo Rossi, Totò Schillaci che contro gli austriaci avviò la favola nel 1990, Bobo Vieri, Robi Baggio. L’Austria non vinceva una gara in una fase finale proprio da Italia 90, ma qui ne ha vinte due, e mai aveva superato il primo turno. Artefice dell’impresa un allenatore italo-tedesco assai contestato a Vienna perché troppo difensivista: Franco Foda è nato a Mainz da padre veneziano, ha due figli con nomi italiani, Sandro e Marco. Ha allenato una vita lo Sturm Graz, dal 2017 la nazionale. La sua Austria accenna il pressing alto solo a tratti, poi ama rintanarsi per cercare di fregarti in ripartenza, ha i giocatori per farlo. Contro l’Olanda si sono protetti con una difesa a 5, mentre hanno battuto macedoni e ucraini con la difesa a 4.
Nessuna stella in apparenza, a parte David Alaba, 29 anni, da poco passato al Real Madrid dopo 13 stagioni al Bayern, l’uomo ovunque col sinistro che canta: nelle prime tre partite è stato centrocampista, difensore centrale e infine terzino sinistro, ha imparato la poliedricità in quei tre anni con Guardiola.