«Ho letto varie dichiarazioni ma mi sento di condividere quelle di chi ha detto 'guardate, tutti sapevano tuttò - aggiunge Malagò a margine del convegno 'Investimento nello sport, investimento anticiclicò. Chi sono questi tutti? Quelli che sono andati al voto e che malgrado sapessero che questo sarebbe successo hanno ritenuto che era giusto votare per Tavecchio. La domanda va quindi girata a queste persone». «Evidentemente - prosegue il n.1 Coni - chi lo ha votato non ha ritenuto che questo potesse essere penalizzante per il prosieguo dell'attività del presidente della Figc. E io, come presidente del Coni, può piacere o non piacere, ma ne devo solo prendere atto. Perchè il Coni, lo sottolineo di nuovo, può intervenire solo in casi particolari. Per tutto il resto ne dobbiamo prendere atto. E quindi non bisogna essere falsi». La sentenze dell'Uefa secondo il numero uno dello sport italiano non indebolisce il calcio italiano: «Non penso, penso che ci sia un problema di immagine ma questo era un prezzo che nel mondo del calcio tutti sapevano perfettamente».
«Questa situazione è la conclusione della vicenda della famosa frase. Ora quello che conta è fare bene le cose e soprattutto fare quelle riforme e proseguire in quel percorso annunciato». Malagò quindi spiega: «Noi parliamo del calcio perchè è lo sport più popolare ma impatta su tutte le discipline sportive. Non si può più fare il mestiere del dirigente sportivo come si è fatto per molti anni, magari anche molto bene. Questo te lo impone il contesto storico e l'opinione pubblica».
«Pallotta? Stamattina ho letto le sue dichiarazioni. Applausi sotto tutti i punti di vista, devo dire una lezione di stile. Magari qualcuno si aspettava che reagisse in un certo modo e strumentalizzasse il fatto che uno straniero che ha investito in Italia non fosse d'accordo. Se è un caso che non sia italiano? Non credo...». Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, commenta così le affermazioni del n.1 della Roma che ha invitato tutti i protagonisti a calmarsi dopo le roventi polemiche che hanno succeduto la partita con la Juve.
Polemiche che sono arrivate anche in Parlamento, con due interrogazioni parlamentari e al Parlamento europeo. «È un Paese, siamo noi - spiega il n.1 Coni a margine del convegno 'Investimento nello sport, investimento anticiclicò- È l'Italia, lo sapete. Dico dal primo giorno che siamo un paese dalla scarsissima cultura sportiva. E non essendoci un substrato, fondamenta di cultura sportiva, tutti si sentono legittimati a pensare male, a sospettare, a congiure, a comportamenti scorretti. Questo è il risultato. Probabilmente credo che in un paese molto evoluto come Inghilterra non ci sarebbero state questo tipo di situazioni, forse in Inghilterra sono abituati in modo diverso».
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