“I motivi sono semplici – spiega – sono arrivato a un punto in cui non ho più le sensazioni, le motivazioni che avevo prima. E per me sono tutto, perché ho sempre vissuto questo sport al massimo e sempre per vincere. Non sono una persona che si accontenta di partecipare, non lo faccio per divertimento. Penso di aver dato e ricevuto tanto, credo che è il momento giusto per dire basta”.
Più che il fisico, che resta quello di un lottatore, è la testa a decidere. Anche la “pelle”. Forse, però, non è ancora detta l’ultima. “Non posso nasconderlo, appena ho scritto quel messaggio mi sono arrivate decina di telefonate che mi invitavano a ripensarci, ma al 90% non tornerò sui miei passi. Sono sicuro che mi mancheranno tante cose: gli spogliatoi, i compagni prima di tutto, ma è naturale che sia così”.
I trofei vinti, ma soprattutto le emozioni, quelli resteranno per sempre. Nella sua testa, nel suo cuore e in quelli di tutti gli amanti dello sport, non solo del calcio a 5. Dal ’93, da quando iniziò a Marino fino alla Carlisport Cogianco, che proprio quest’anno ha conquistato la serie A, è stato un viaggio bellissimo. “Ci sono le vittorie di scudetto e coppa Italia con l’Intercart Genzano, nel 2000 – conclude – però il mio primo pensiero va al “cammino” con la Cogianco: qualcuno ci considerava pazzi, e invece insieme a Carlo (Giannini, ndc) possiamo dire di aver vinto una grande sfida. Anche la Carlisport mi resterà nel cuore, per tanti motivi ma soprattutto per le persone che ho incontrato. Ringraziamenti? Sembra banale, ma sono per tutti quelli che mi hanno sopportato in questi anni, per alcuni di loro spero di essere stato un buon capitano. Ho solo ricordi belli, li custodirò gelosamente”.