Lo scudetto della Lazio, un sogno lungo 50 anni: il 12 maggio compie mezzo secolo l'impresa dei ragazzi di Maestrelli

Il Messaggero 145 anni. Gianmario barbecue Daniele Leone/Ag.Toiati
di Andrea Sorrentino
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Venerdì 3 Maggio 2024, 06:35

Più che uno scudetto, fu un romanzo, anzi una storia irripetibile di uomini che si fecero leggenda. Il 12 maggio saranno cinquant'anni esatti dal primo scudetto della Lazio, e da allora ne abbiamo ascoltate e lette tante, di rievocazioni dell'impresa, in alcuni casi semplici copia e incolla di materiale d'archivio, o di storie sentite raccontare da altri. Ma domani esce con Il Messaggero, “Romanzo tricolore - Lazio 1974: la storia segreta di uno scudetto impossibile” (di Franco Recanatesi, con prefazione di Giancarlo Oddi e introduzione di Alvaro Moretti) e si tratta davvero del libro definitivo sugli eroi del 1974, scritto con passione e commozione, i ricordi che si fanno carne, sangue e lacrime sulla carta, stavolta anche con affidabilità da cronisti. Semplicemente perché l'autore Franco Recanatesi, in quegli anni giovane inviato al seguito della Lazio nell'epoca in cui i giornalisti vivevano dentro lo spogliatoio fin dal precampionato (o uscivano a cena con i giocatori e rispettive famiglie), era dunque proprio uno di loro, e fu testimone oculare e direttissimo della miriade di aneddoti che costellano il libro, integrati dalle testimonianze dei protagonisti. Lo consigliamo non solo ai laziali: qui si narra una storia di uomini e donne che non smette di dare emozioni, perché ha tuttora contorni onirici, e fu alimentata da un incrocio irripetibile di anime.

DUE STAGIONI FATALI

Il racconto parte dalla stagione prima dello scudetto, quando la Lazio neopromossa sfiorò il titolo, perdendolo all'ultima giornata. La storia della squadra si intreccia con l'Italia di piombo di quegli anni, con le morti tragiche di Feltrinelli e Calabresi nel 1972, l’austerity del 1973, e infine nel 1974, proprio il giorno dello scudetto laziale, il referendum sul divorzio, e pochi giorni più tardi la strage di Piazza della Loggia a Brescia. In questo clima plumbeo, sboccia il miracolo della Lazio, col demiurgo Lenzini, il “Sor Umberto”, il presidente la cui famiglia aveva fatto fortuna in Colorado all'inizio del Novecento, nel ruolo di architetto del sogno.

Uno che amava talmente la Lazio da permettere, per scaramanzia, che gli si rubasse il portafoglio durante i suoi giri di campo prima delle partite all’Olimpico. Tutto parte nell’estate del 1972, quando Lenzini ingaggia l’ossatura dei futuri campioni d’Italia, una truppa in teoria raccogliticcia, con scarti di varie società: invece con i soli Wilson, Chinaglia e Nanni titolari della promozione dell’anno prima, la Lazio a sorpresa sfiorerà lo scudetto, perdendolo alla fine in un tourbillon di fatti più o meno chiari. Tra l’altro sono assai gustosi i racconti dei tentativi (riusciti e non) di combine che fiorivano intorno al calcio di quegli anni, e con protagonisti insospettabili.

TUTTI PROTAGONISTI

Poi c’è la stagione dello scudetto, in cui la vita personale del cronista-narratore si intreccia con quelle dei protagonisti. Che sono i soliti, certo, da “papà” Maestrelli al sulfureo Chinaglia su tutti, e non manca nulla dell’aneddotica sulla squadra di pazzi (lo spogliatoio diviso, la disinvoltura nell’uso delle armi), ma per una volta il racconto arriva anche da altre angolazioni, o col volto dei protagonisti meno citati: Frustalupi il regista intellettuale, le riserve Franzoni e Inselvini, il dottor Ziaco che curava anche i romanisti e un giorno convinse Ciccio Cordova a impegnarsi tanto in un Roma-Juve per fare un favore alla Lazio, l’addetto agli arbitri Persichelli, padre Lisandrini che dopo le vittorie finiva sotto la doccia con tutto il saio. Ognuno di loro partecipa all’impresa e le aggiunge qualcosa. Fino alla catarsi, il rigore di Chinaglia contro il Foggia, proprio mentre la moglie di Felice Pulici partorisce. Uno dei tanti strambi o accecanti segni del destino che seguirono quella squadra unica, che in realtà moriva nel momento esatto in cui celebrava il suo trionfo, e forse ne era anche oscuramente consapevole. Ma arrivarci, fu una storia meravigliosa. E finora nessuno ce l’aveva raccontata così da vicino.

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