Lazio: Inzaghi, un finale ancora da scrivere

Lazio: Inzaghi, un finale ancora da scrivere
di Emiliano Bernardini
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Domenica 23 Maggio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 10:47

A Reggio Emilia ci sono le nuvole a coprire il sole. Un tempo indeciso. Sospeso. Lo stesso che vive Simone Inzaghi che oggi chiude la stagione in casa del Sassuolo. Potrebbe essere l’ultima sua gara sulla panchina biancoceleste. Quei giorni perduti a rincorrere il vento sono andati. Ora è arrivato il momento più difficile. Dirsi addio o restare “per sempre”. Da mesi le voci si rincorrono, le parole si ripetono ormai stanche. Perché i concetti che esprimono sembrano vuoti. A breve ci siederemo e decideremo. Ne parleremo a fine stagione. Il rinnovo è solo una formalità. Già, ma la firma non è ancora arrivata. Eppure di incontri ce ne sono stati diversi. Alcuni tesi altri più distesi. Il contratto è lì. Peccato che nessuno ci metta sopra i propri nomi. E’ come se entrambi avessero paura di fare il primo passo. Più facile con le parole che con i fatti. D’altronde anche i più grandi amori vivono attimi di paura. O meglio di estrema razionalità. E se è la testa a parlare allora è scontato dirsi addio. Perché tra Simone e la Lazio i battiti non sono più quelli di un tempo. Cinque anni sono tanti. Ci si conosce troppo bene per credere ad altre promesse. Troppe volte disattese. Farlo un ultima volta potrebbe risultare letale. Discorso diverso se a prevalere sarà il sentimento. Molto più facile dire: Lazio, sarò ancora il tuo allenatore. 

RAGIONE E SENTIMENTO
Ma la decisione non è presa. Nulla è scontato. Altre squadre lo corteggiano. Lotito pure si guarda intorno. E allora ecco che ci si riscopre a sfogliare le istantanee più belle. Le scorse sfrenate sulla linea laterale ad accompagnare la fuga di Immobile, o quelle per abbracciare il goleador di turno. Oppure la panchina in piedi dietro il suo comandante. E ancora il piccolo Lorenzo che gioca sul prato dell’Olimpico come facevano i gemelli Maestrelli.

Le coppe alzate al cielo. Non solo immagini belle perché ci sono stati anche momenti bui e sarebbe sbagliato ignorarli. Due volte al quinto posto, una sesto, una all’ottavo e lo scorso anno al quarto. Una volta in Champions e cinque (compreso quest’anno in Europa League). «E’ stata una stagione estenuante, c’è rammarico per aver fallito il quarto posto» ho sottolineato il tecnico. La domanda a cui tutti i tifosi, ormai da troppo tempo, cercano una risposta è: perché non rinnova? Inzaghi è nervoso. La certezza è che la firma non dipende dai risultati sportivi. E anche la storia delle garanzie tecniche per la prossima stagione fa fatica a stare in piedi. Cosa c’è di diverso dallo scorso anno, quando il presidente Lotito ha dato carta bianca sul mercato e 30 milioni di euro sono stati investiti, non in modo soddisfacente dal Ds e dallo stesso allenatore? Sì perché va detto che lo stesso Inzaghi ha parlato di fratellanza contare e in ogni circostanza ha sempre approvato gli acquisti fatti. Ora però anche il legame con Tare sembra essersi incrinato. Già, perché entrambi sono in discussione. A Lotito non è piaciuto l’operato del Ds e ora, dopo avergli tolto la gestione della Primavera, sarà molto più partecipe sul mercato. 

RETROSCENA
E ora vuole essere lui a scegliere il prossimo allenatore in caso si decida per l’addio con Inzaghi. Gattuso è la scelta principale. Uno sanguigno che non cerca alibi e che si prende le sue responsabilità. Lotito lo ha sempre apprezzato per la sua schiettezza e genuinità. Poco tempo fa il presidente biancoceleste ha pranzato con Max Allegri, suo sogno proibito, e i presenti raccontano che si è parlato molto di Ringhio. Amore che vieni, amore che vai.

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