Bugie, occultamenti e trucchi contabili. Sono queste, in sintesi, le accuse contro la Juventus e i suoi ex vertici, a cominciare dalle plusvalenze considerate artificiali per 155 milioni di euro in tre anni. Una tabella della Consob, contenuta nel plico “Accertamento di conformità del bilancio al 30 giugno 2021”, dà la dimensione del fenomeno. Il costo di acquisto e cessione dei diritti dei calciatori coinvolti nelle operazioni incrociate, confrontato con i valori di mercato attribuiti dal sito di riferimento per le quotazioni Transfermakt, può arrivare al 3.100% in più.
GLI ESPEDIENTI
Per la prima volta viene misurato l’impatto sui bilanci delle operazioni contestate.
Nel caso della Juventus a corroborare l’inchiesta ci sono le intercettazioni, anche se per gip Ludovico Morello - nell’ordinanza con la quale ha respinto la richiesta di arresti domiciliari - non si può escludere a priori la buona fede della squadra: siccome «sono pacificamente assenti riferimenti e parametri normativi ben definiti», se il club ha davvero seguito «la costante prassi internazionale della football industry» diventa «difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi doloso, dai corretti criteri di valutazione». Negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020 la voce «plusvalenze da cessione diritti calciatori» ammontava rispettivamente a 126 milioni (corrispondenti al 20,4% dei ricavi complessivi del club nell’esercizio 2019) e 166 milioni (29,1% nel 2020), nel bilancio chiuso al 30 giugno 2021 è scesa a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi). La Consob si era messa in moto con gli accertamenti e la società, come si evince dalle intercettazioni, ha attuato un giro di vite.
IL CASO RONALDO
Ancora in evoluzione il capitolo «manovra sugli stipendi» per le annualità 2020 e 2021, finalizzata secondo l’accusa «ad alterare i risultati di bilancio». Per il gip si tratta di operazioni «certamente illecite» e sussistono «gravi indizi». Ufficialmente il club avrebbe sottoposto a condizioni il pagamento di alcune mensilità arretrate ai giocatori, mentre con scritture private sarebbero state trasformate in debiti incondizionati e dunque iscrivibili tra le passività. Su questo fronte Procura e Guardia di finanza continuano a lavorare. A giudizio degli inquirenti ci sono almeno una trentina di milioni (compresi i 19 rivendicati da Cristiano Ronaldo, anche in caso di addio alla Juve) che non tornano nei conti. È assai probabile che all’udienza preliminare i capi d’accusa saranno integrati con nuove contestazioni.