Tevez e compagni fanno la propria partita, ma la sensazione è che si trovino di fronte a un River che va aldilà delle loro possibilità e perfino del momento storico. Abila sfiora il vantaggio già dopo otto minuti, ma la spara sull’esterno della rete. Al 21’ è annullato l’1-0 di Salvio, poiché viziato da un tocco di mano di Más su calcio piazzato. Il Boca insiste e quasi manda in tilt Pérez che, a ridosso dell’intervallo, rischia un clamoroso autogol su Armani. Nella ripresa, fra le fila dei padroni di casa, entra l’ex laziale Zarate. Al 76’ impensierisce Armani con una punizione, ma tre minuti dopo si ritrova coinvolto nell’azione del vantaggio. Il pallone carambola sui suoi piedi da azione d’angolo, Zarate non la scaglia subito in rete, ma alle sue spalle sbuca Hurtado che fa esplodere la Bombonera.
La vittoria, però, non basta. Mentre nel River e nella parte millionaria della città scoppia la festa, con la consapevolezza di essere di fronte a un ciclo unico nella storia del club, in casa del Boca tira già aria di smobilitazione. «Voglio finire le partite mancanti, andare a casa e recuperare la mia vita», ha detto Alfaro lasciando zero dubbi sul fatto che non rinnoverà il suo contratto. «Sono orgoglioso dei nostri tifosi. Non tutti i tifosi, quando perdi un clásico contro il club rivale, ti applaudono in piedi. Sono orgoglioso di indossare questa maglia e di essere il capitano del Boca», ha invece detto Tevez nel post-partita, senza ovviamente nascondere l’amarezza per l’eliminazione.
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